31 gennaio 2006

Nuovo studio di Sharpe Partners sul Marketing Virale

Era un po' che attendevo l'uscita di un nuovo studio sul marketing virale, ma i miei desideri sembrano essere stati ascoltati, in quanto proprio pochi minuti fa mi e' arrivata la newsletter di Emarketer che guarda caso titolava "Psst! Here's Some Viral Marketing News... Pass It On".

L'articolo tratta di una nuova ricerca realizzata dalla marketing agency Sharpe Partners.

Stando agli esiti di tale ricerca, emergono alcuni dati interessanti relativamente alla diffusione, alla frequenza, al target e al contenuto con cui il viral marketing viene posto in essere:

marketing virale













Nella tabella sopra riportata emerge chiaramente come il 25% degli utenti internet americani siano devoti ad attività di viral marketing con frequenza giornaliera, e come il 23% la svolga diverse volte nell'arco della settimana.


Per quanto riguarda poi la diffusione, il 75% degli intervistati ha dichiarato di inoltrare il contenuto dell'email fino a 6 diversi account di posta (nello specifico, da 1 a 3 account per il 41%, e da 4 a 6 per il 34% degli intervistati):

marketing virale















Il tipo di content che ha maggiormente successo nel viral marketing?

Nell'88% dei casi sembra essere quello a contenuto divertente e/o comico.
Nel 56% notizie ed articoli
Nel 32% contenuto inerente la salute.

marketing virale

30 gennaio 2006

Con Apple il podcast entra nelle universita'

Segnalo un articolo di Alessandro Figus dal titolo Apple, Podcast e Universita' riguardante l'implementazione della tecnologia offerta dai podcast da parte di alcune universita' in Europa:

Grazie ad Apple sarà possibile assistere alle lezioni universitarie comodamente da casa. Il Guardian ha annunciato che per la prossima primavera sarà sperimentato in alcune università europee una nuova tecnologia a dir poco rivoluzionaria; si tratta di Quick Time 2 Really Simple Syndication, il quale permetterà agli studenti di vedere la registrazione del prof mentre spiega l'argomento desiderato quasi in tempo reale.

Le università che accoglieranno la novità dovranno munirsi di un Mac e di un sistema di registrazione audio-video mentre gli universitari potranno reperire la lezione mediante appositi podcast nell'I-Tunes Music Store per rivederle direttamente sul proprio pc o addirittura attraverso l'iPod.

Attualmente alcuni atenei già hanno intrapreso questa strada in via sperimentale, ma in futuro il loro numero sarà destinato a crescere. Per un esempio visitate il sito della Standford University on iTunes.

Google School: immaginate un mondo senza Google

Via Google Video :

Disponibile per il download la nuova Google Toolbar [beta]

Apprendo da un articolo di Chris Sherman che è stata rilasciata una nuova versione della Google Toolbar in versione beta, che gode di nuove funzionalita' avanzate:

Now you can make your Toolbar as unique as you are. You can add buttons and bookmarks; get instant search suggestions; share web pages with friends; and enjoy the Toolbar's pop-up blocker, web form filler, and spellchecker.

  • Add buttons to the Toolbar to search your favorite sites
  • Search smarter with instant suggestions as you type in the search box
  • Bookmark frequently visited pages and access them from anywhere
  • Share web pages with friends via blog, email, or SMS

Di seguito alcuni screenshot della nuova google toolbar:

bookmarks






smart search

Add buttons to the Toolbar

Share web pages with friends

29 gennaio 2006

Sondaggio EuroBlog 2006: i PR si dividono sui blog

business blogIl mondo delle relazioni pubbliche e della comunicazione si mostra ancora nettamente diviso tra sostenitori e scettici nei confronti dell'utilizzo di weblog e wikis nelle relazioni pubbliche.

E' quanto si evince dal primo sondaggio pan-europeo sul tema, condotto da Euprera (Associazione Europea di Ricerca e di Educazione di Relazioni Pubbliche) on-line nei mesi di novembre e dicembre del 2005.

Hanno espresso il loro parere 587 PR professionisti di 33 paesi diversi riguardo a:

  1. familiarità con il mezzo
  2. Intenzione ad implementarlo (in base ai limiti e le opportunità)

I risultati della ricerca dicono che:

  1. I 2/3 dei rispondenti hanno una certa familiarità con i blog, di questi, il 68% ne fa uso intensivo, i restanti ne fanno un uso piuttosto blando
  2. Riguardo alle intenzioni di quei comunicatori che non hanno ancora un blog per uso professionale ad implementarlo, il 42% prevede di attivarne uno entro il prossimo anno, mentre il 32% di essi non è intenzionato a farlo.

Tra i fattori che scoraggiano il loro uso:

  • la difficoltà nel vederci concreti benefici (31%,3%)
  • mancanza di capacità personali (22,1%)
  • problemi di budget (8 % circa)

Ancora fattori limitanti l'uso dei weblogs sono secondo la survey:

  • incapacità a gestire i contenuti
  • difficoltà ad inetgrare i blog nel piano di comunicazione
  • difficoltà a generare idee per i post

Tra i fattori che invece incoraggiano l'uso:

  • la possibilità di esser visti come utilizzatori tecnologie avanzate
  • sfruttare le opportunità di utilizzo offerte da una piattaforma tecnologica economica e facile da usare
  • coinvolgere più persone (impiegati)
  • essere letti e linkati da altri blog
  • comunicare in maniera diretta (bypassando i giornalisti)

Questo è quanto in estrema sintesi esprime la ricerca i cui risultati finali si sapranno a marzo.Per ulteriori approfondimenti vi rinvio al resoconto, in inglese, scaricabile sia dal sito Euroblog che dal sito Ferpi. [via Businessandblog.com]

28 gennaio 2006

Rich Media Advertising: nuova dimensione [beta] per Adsense

Apprendo via Jensense che Google sta testando una nuova dimensione per il suo Adsense: quella del Rich Media Advertising.

I principali formati presi in considerazione sono: interstitials, expanding ads e floating ads.

Comprendo che nuovi orizzonti vadano scoperti e sviluppati, e benvenga anche l’innovazione lungimirante, sebbene, a mio avviso, il rich media advertising non sia nemmeno così innovativo.

Avrei preferito però qualche passo in avanti relativamente a qualche servizio effettivamente più utile per i publisher, ma ancor prima per gli advertiser, come ad esempio il servizio di Click-To-Call.

Tutto sommato non vorrei che Google diventasse l'ennesimo Tradedoubler o Zanox della situazione.

27 gennaio 2006

Search Engine Optimization [SEO]: quanto pagarla?

Search Engine Optimization - SEOSEM/SEO: Ottimizzare o non ottimizzare?
In questi giorni mi è capitato di leggere diversi post di autorevoli rappresentanti del settore SEM/SEO italiano che affrontano da diversi punti di vista il mondo dell'ottimizzazione per i motori di ricerca.

Penso ad Andrea Cappello e a Marco Loguercio, giusto per citarne alcuni.

Quello che mi ha colpito particolarmente (anche perchè anche a me spesso è stata chiesta la stessa cosa) è un articolo riportato da Search Engine Lowdown How Much SEO Can You Get for $1000? :

Mike Grehan's gotten involved in an SEO industry discussion surrounding how much SEO you can actually purchase for $1000.
The short answer is, of course, NOT MUCH: I flew to London last week, in part for a Search Marketing Association UK meeting. I took the opportunity of having a crowd of SEM firm owners around one table to air their thoughts.

I asked, "If a potential client came to you with only a grand, what would you say to him?" With such industry veterans as Barry Lloyd and Ammon Johns present, the answers varied from "I'd say let's go to the pub" to "Buy a couple of good books, such as Aaron Wall's and Andrew Goodman's, then take your wife out for a nice dinner."

In answer to a commentator who suggested that "1K would get you a couple hours (give or take) of phone consulting from a leading SEO firm.... Will their site rock the SERPs [search engine results pages] for competitive keywords? Of course not. But it would give them a foothold.
"I have experience as a consultant with two of the leading companies in the industry.

The first part of my job is getting a tight grip on what my clients' products or services are, their markets and their competition, what their overall marketing strategy is, and the best way to integrate and implement search.Following this discovery period, I can then usually go back to a client with, literally, the bare bones of a plan for us to work on as a team. All this takes considerably more than a couple of hours.

Investimenti nell'advertising online: trend di crescita positivi

In generale il mercato pubblicitario c'è, esiste, è fatto da aziende che investono ed è prontamente reattivo all'innovazione dei mezzi come riportato da Paolo Duranti, managing director di Nielsen Media Research. Non a caso Roberto Nucci sul nuovo numero di Mediaforum titola "Dolce Vita per l'Advertising".

Si confermano poi particolarmente positivi gli ultimi trend di crescita rilevati in questo periodo in merito agli investimenti nell'advertising online a livello europeo.

Ciò che salta subito all'occhio è che gli investimenti pubblicitari su internet, dal 2003 ad oggi, sono più che raddoppiati.

advertising online










L'online Ad spending non è però l'unico dato di interesse dello scenario web.
Sono in continua e forte crescita anche i valori riguardanti la popolazione internet in Europa.

Per quanto riguarda l'Italia, si passerà dai 18,5 milioni di internauti del 2003 ai 27,3 milioni previsti per la fine del 2006.

Inoltre la crescita di utenza internet, per i principali paesi europei, dovrebbe assestarsi su un valore di circa 174,6 milioni di navigatori entro la fine del 2008.

utenza internet

24 gennaio 2006

Yahoo ed il search engine market: aperti nuovi research labs

yahoo search engine marketingYahoo! è in fase di apertura di 2 nuovi laboratori di ricerca (research labs per dirla all'americana) sul territorio europeo e sud americano.

Nello specifico le location interessate sono la Spagna (nello specifico Barcellona) ed il Cile.

Questa mossa puo' essere spiegata con l'interesse nonchè l'intenzione, da parte di Yahoo, di investire sempre di più nel search engine market, per ridurre il gap che ancora la vede distaccata dal suo concorrente diretto, ovvero l'onnipresente (o quasi) Google.

I nuovi uffici saranno diretti da Ricardo Baeza-Yates, neo assunto dal colosso di Sunnyvale ed esperto di information retrieval. Yahoo non ha voluto far sapere quanti dipendenti verranno assunti per i nuovi laboratori di ricerca di imminente apertura, seppure è noto che l'organico della societa' californiana, alla fine del 2005, contasse circa 9800 dipendenti nel mondo.

20 gennaio 2006

L’occhio umano giudica il web in 50 millesimi di secondo

Credo voi tutti ricordiate la ricerca sull'Eye Tracking realizzata da Enquiro alcuni mesi fa. Scopo primario di quella ricerca era di analizzare come gli utenti guardassero ai risultati delle ricerche, studiando il movimento dell'occhio umano. Ne emerse che era fondamentale comparire al top dei risultati di una data query nei vari search engines, fossero quelli organici o sponsored listings, frutto quindi di una campagna di Pay Per Click.

Questo studio però limitava la sua analisi ed il suo campo d’applicazione ai motori di ricerca, non analizzando le dinamiche che entravano in gioco una volta che l’utente si trovava su un determinato sito web. Soprattutto poi, non veniva presa in considerazione la tempistica con cui il singolo sito viene elaborato e giudicato dall’occhio umano e di conseguenza dal cervello.

E’ proprio di questa fase che si occupa un nuovo studio canadese, riportato da Nature e pubblicato da Gitte Lindgaard della Carleton University di Ottawa sulla rivista scientifica Behaviour and Information Technology, ed i cui risultati hanno peraltro meravigliato i ricercatori stessi, molti dei quali ritenevano che l'occhio umano fosse incapace di vedere veramente qualcosa sotto la soglia dei 500 millesimi di secondo.

In effetti tale soglia è stata notevolmente abbattuta: l'occhio è capace di elaborare una pagina web in soli 50 millesimi di secondo, quindi ben 10 volte al di sotto della soglia prevista da alcuni studiosi.

Si è arrivati a questa conclusione dopo aver mostrato flash di alcune web pages al gruppo di volontari presi come campione della ricerca. Agli stessi volontari era stato inoltre richiesto di ordinare, secondo un indice di gradimento, tali pagine web.

Questo chiaramente ha delle conseguenze sostanziali di tutto rilievo:

1) Non solo la prima impressione è quella che conta, ma è anche quella che perdura nel tempo. Questo effetto viene definito dagli psicologi come Halo Effect. Difficilmente quindi, se il primo impatto grafico non è stato positivo, sarà possibile fidelizzare i propri utenti.

2) Se la prima impressione è stata positiva, è molto probabile che gli utenti tornino a visitare un determinato sito, come spiega la Lindgaard: continuing to use a website that gave a good first impression helps to 'prove' to themselves that they made a good initial decision.

3) Avere degli ottimi contenuti non basta. La struttura grafica gioca un ruolo primario nella valutazione da parte dei navigatori, quanto meno nella fase iniziale, in quanto viene presa in considerazione ancor prima del content.

In conclusione, appare palese che dovranno ricredersi tutte quelle aziende che, fino ad oggi, hanno ritenuto che per generare traffico e fidelizzare gli utenti bastasse avere un sito web ottimizzato piuttosto che un search engine copywriter nel proprio organico.

Sex.com è stato venduto per 14 milioni di dollari

Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.

17 gennaio 2006

Google Marketing News

Le strategie di marketing di Google continuano a fare notizia nella blogosfera:

Google Radio
E' appena uscito un comunicato di Google che informa dell'imminente acquisizione (da completarsi entro il primo quarter del 2006) della DMARC, azienda che secondo il comunicato "connects advertisers directly to radio stations through its automated advertising platform" e secondo il proprio sito web è "the market-leading provider of digital solutions and media services in the radio broadcast industry".

Una sorta di AdWords radiofonico più o meno :)

Il costo? 102 milioni di $ cash. Lo scopo? Prababilmente estendere il proprio predominio in campo pubblicitario anche su altri mezzi.
Prossimo passo? [via IMLI]



advertising on google maps










Advertising on Google Maps
Clickz ha pubblicato un articolo [Google Tests Local Ads on Maps] inerente l'implementazione del sistema di advertising all'interno del servizio Google Maps che tutti conosciamo.

14 gennaio 2006

Come cambiano i tempi

Google Cartoon

google cartoon






13 gennaio 2006

St Lawrence of Google

Il noto settimanale inglese The Economist ha pubblicato ieri un articolo su Google dal taglio piuttosto ironico, come spesso solo lo spirito inglese sa essere.

Ve ne consiglio la lettura:

Larry Page, the co-founder of Google, has always wanted to change the world. He is well on his way

DOES Larry Page ever get vertigo when contemplating his life and future? After all, Mr Page and Sergey Brin, the co-founders of Google, the world's most popular internet search engine, can legitimately claim to have caused an information and media revolution. At 32, they are already worth far more than $10 billion each and fly around in their own Boeing 767. Bill Gates fears them; others in the industry admire or envy them, and some seem to consider them capable of anything. Expectations are dizzyingly high.

“It's not a good thing to think about,” said Mr Page behind the stage after his keynote address in Las Vegas at the Consumer Electronics Show (CES) last week. But if he must ponder his company's achievements and power, he says in his halting, thoughtful voice, it gives him an even greater “sense of responsibility” to make the world a better place. “The reason your question doesn't make sense”, adds Eric Schmidt, the comparative veteran who is Google's chief executive and jointly runs the company with the founders, “is that he's too busy” to have vertigo. Busy, that is, changing the world.
That self-avowed goal causes a great deal of confusion. For instance, for the entire week leading up to his Las Vegas speech, much of the world's press decided to believe a rumour that Mr Page would announce a new, cheap computer powered by Google software (thus, went the logic, finally contesting Microsoft's reign over operating systems). Mr Page announced nothing of the sort. Yes, Google will “support” an existing (and well-known) project by the Massachusetts Institute of Technology to produce a laptop for the poor, but so will many companies, and who wouldn't? At one point, Mr Page mocked such inflated expectations by “announcing” Google Fastfood, a button in car dashboards that delivers instantaneous hamburgers.

Mr Page used much of his speech to play the part of visionary geek-in-chief, dressed in a white lab coat and standing on spring-heeled sneakers, exhorting the 2,500 exhibitors at the CES to agree on industry standards and to make their gadgets less off-putting. He did also announce some intriguing new products—such as an expansion of Google Video, a download service that allows anybody to sell videos—thus continuing a seemingly endless dribble of product launches that cumulatively suggest astonishing ambition. Not only is Google already pursuing its stated goal to “organise all the world's information” (not just web pages) by scanning library books to make them searchable, by bringing local information to mobile phones and people on the go, and so forth; it is also dabbling in side projects such as providing free wireless internet access to its home town in Silicon Valley, and perhaps to San Francisco and beyond.

Mr Page's ambition started early. When he was 12, he read a biography of Nikola Tesla, a prolific inventor who never got credit for much, but is now a hero among geeks. Mr Page decided that he would be different: a great inventor and an acknowledged world-changer to boot. As the son of a computer-science professor, he channelled his energy into technology. By the time he was in college, Mr Page was building working inkjet printers out of Lego bricks—probably just to show that he could. A few years later, while doing his doctoral thesis at Stanford, Mr Page thought up his “PageRank” system of ranking web pages by relevance, the foundation of Google's search engine. Teaming up with his intellectual soul mate, the Russian-born and mathematically gifted Mr Brin, Mr Page went “on leave” from his research and founded Google.

Mr Page was chief executive, until the founders were advised that they needed a more experienced adult at the helm: hence the arrival of Mr Schmidt, formerly the boss of Novell, a software firm. But Google stayed very much its founders' creation. It was Mr Page who wrote the letter—now legendary—in Google's regulatory filings for its stockmarket listing that announced the company motto: “Don't be evil”. Despite rapid growth—from about 200 employees when Mr Page was chief executive to nearly 5,000 now—Google has lost none of its puritanical fanaticism.

This zeal is starting to annoy some people. One visitor to the company's “Googleplex” in Silicon Valley “felt as if I were in the company of missionaries”. A consequence of the theory that Google is aiming to run the world could be that “Google may be less liked in the industry than Microsoft inside 12 months,” says Pip Coburn, a technology analyst. Bloggers have started accusing Google of hubris and arrogance. Paul Saffo at Silicon Valley's Institute for the Future says that “Google is a religion posing as a company.”

Playing God
If Google is a religion, what is its God? It would have to be The Algorithm. Faith in the possibility of an omniscient and omnipotent algorithm appears to be what Messrs Page and Brin have in common. It's “in their DNA,” says Michael Moritz, a venture capitalist famous for investing early in both Yahoo! and Google. Whereas Yahoo! was started by two Stanford students who turned a hobby into a business, Google was started by two Stanford students who turned an intellectual obsession into a quest, says Mr Moritz. And what is that quest? Merely upstaging Microsoft would be almost banal. “We're not trying to build a better operating system,” says Mr Schmidt (although that will not kill the rumour). Part of the plan is certainly “organising the world's information”. But some people think they detect an even more grandiose design. Google is already working on a massive and global computing grid. Eventually, says Mr Saffo, “they're trying to build the machine that will pass the Turing test”—in other words, an artificial intelligence that can pass as a human in written conversations. Wisely or not, Google wants to be a new sort of deus ex machina.

09 gennaio 2006

Google Print Ads: continua l'advertising su carta stampata

Google Publication AdsVi ricordate quando lo scorso settembre si parlava dei primi passi mossi da Google nell'advertising su carta stampata?



L'operazione sembra continuare a giudicare dalla foto qui sotto, risalente all'edizione dello scorso dicembre del Chicago Sun-Times:

google print ads























Se avete ricevuto un invito a partecipare alla fase beta di Google Publication Ads, non vi rimane che creare il vostro annuncio!

07 gennaio 2006

Google Video Blog

google video blog"Celebrating creative works from the many contributors to the Google Upload Program"


Vi segnalo la recente nascita del Google Video Blog, ultimo in ordine di tempo ad entrare nel network dei Google Blogs, di cui già fanno parte:

- AdWords API
- Blogger Buzz
- Google Blog
- Google Blog Korea
- Google Code
- Google Reader
- Inside AdSense
- Inside AdWords
- Inside Google Desktop
- Inside Google Sitemaps

Google's Video Store: Video On Demand

Presentato da Larry Page al Consumer Electronics Show di Las Vegas il Google's video store.

Video on demand disponibili a partire da 99 cents.

Google's video store













With Google Video Store, which the company said will be "available soon" at video.google.com consumers will pay $1.99 to download and view, for an unlimited time, episodes from last season's "Survivor" series, as well as episodes of 300 older TV programs like "I Love Lucy," said Peter Chane, senior business product manager for Google Video.

Profilo socio-demografico dei navigatori internet USA

Secondo una ricerca della Pew Internet & American Life Project volta ad evidenziare il profilo socio-demografico dei navigatori internet USA per il 2005, il 63% degli uomini statunitensi ed il 66% delle donne con un'età compresa tra i 50 ed i 64 anni vanno regolarmente online.

06 gennaio 2006

I telefonini Motorola avranno il tasto Google

google mobileAnche Google entra nel mondo dei telefonini raggiungendo un accordo con Motorola. I primi cellulari Motorola dotati di un tasto "Google" che permetterà di accedere ai contenuti stabiliti da Google per la clientela mobile.

La notizia potrebbe essere ufficializzata al Ces di Las Vegas dal co-fondatore di Google, Larry Page.

Il contratto avrà durata triennale, in un primo momento i servizi offerti da Google ai clienti mobili comprenderanno il servizio di posta elettronica (Gmail) e il servizio di ricerca.

I primi telefonini targati Motorola-Google dovrebbero essere commercializzati entro Aprile 2006. [via webisland]

Corporate Blogging: Anatomia di un Corporate Blogger

Nella seconda metà del 2005 si è molto parlato sulla rete, da vari punti di vista, più o meno concordi, del corporate blogging. Anche io ne ho parlato qui e in quest'altro post.

Ovviamente non sono il solo in Italia. Anche su Imli e sul blog di Mauro Lupi che poi ne è un esempio. Se poi vi interessa molto l'argomento corporate blogs vi consiglio una ricerca.

Destinationcrm.com pubblica questa mappa. Voi in quale parte anatomica vi identificate?



corporate blogger

Google: Bigdaddy datacenter

Torno a parlare dei datacenter di Google per segnalarvi che agli indirizzi 66.249.93.104 e 64.233.179.104 è visibile Bigdaddy.

Di seguito il post di Matt Cutts al riguardo:

About a month ago I alluded to a data center called “Bigdaddy” that people could check out as a preview. We’re ready to collect feedback on the Bigdaddy data center now. Let’s start with some Q&A.


Q: Why are you giving this a name? Isn’t that normally the privilege of Brett Tabke and the moderators at

WebmasterWorld (WMW)?

A: Brett and WMW normally name updates. But this is neither an update nor a data refresh; this is new infrastructure. It should be much more subtle/gentle than an update.


Q: Why is it called Bigdaddy?

A: That’s a good story. Bigdaddy got its name right here:

Bigdaddy datacenter

At Pubcon, there was an hour-long Q&A session one morning. After the session was over, a bunch of us skipped the next session of talks to talk more in the lunch room (that’s me in the blue shirt). I knew we had a test data center that would need feedback, so I asked for suggested names. One of the webmasters to my right (JeffM) suggested “Bigdaddy.”

Bigdaddy is his nickname because that’s what Jeff’s kids call him. So I said I’d use that the next time we needed a name for feedback.


Q: Why did you wait so long to ask for feedback?

A: There were a couple reasons. First, I knew that Bigdaddy wouldn’t go live before the holidays were over. Second, the team working on this data center wasn’t showing it 100% of the time; at night, they’d take it out of our data center rotation to tinker with it. That would have been a recipe for confusion. Now we’re past the holidays and the Bigdaddy data center is live 100% of the time. In fact, Bigdaddy is now visible at two data centers: 66.249.93.104 and 64.233.179.104.


Q: Do you expect this to become the default source of web results? How long will it take?

A: Yes, I do expect Bigdaddy to become the default source of web results. The length of the transition will depend on lots of different issues. Right now I’m guessing 1-2 months, but if I find out more specifics I’ll let you know.


Q: What’s new and different in Bigdaddy?

A: It has some new infrastructure, not just better algorithms or different data. Most of the changes are under the hood, enough so that an average user might not even notice any difference in this iteration.


Q: I noticed some ranking changes across all data centers. Was that Bigdaddy?

A: Probably not. There was a completely unrelated data refresh that went live at every data center on December 27th. Bigdaddy is only live at 66.249.93.104 and 64.233.179.104 right now.

continua>>

Rejected Google Holiday Logos - parte 2


Supposed to be celebrating: 90th Anniversary of the Copyright Act. Reason for rejection: Potential trademark infringement for using the © symbol.





Supposed to be celebrating: 20th Anniversary of the Nintendo Entertainment System. Reason for rejection: Severe complaints by the Pet Duck Association.






Supposed to be celebrating: The 65th Birthday of Googol, a 1 with 100 zeroes. Reason for rejection: Too geeky.





Supposed to be celebrating: This was one of two drafts to honor M.C. Escher. Reason for rejection: Too creepy.




Supposed to be celebrating: Two decades of the JPEG image compression algorithm. Reason for rejection: Compression too lossy.

05 gennaio 2006

Rejected Google Holiday Logos - parte 1

Via Google Blogoscoped una carrellata di loghi Google mai finiti online...almeno fino ad oggi ;-)




Supposed to be celebrating: Children’s Day 2003. Reason for rejection: Too childish.


Supposed to be celebrating: 150 Years of Cigarettes.Reason for rejection: Too politically incorrect.


Supposed to be celebrating: 50th Anniversary of Product Placement.Reason for rejection: Starbucks didn’t pay enough.


Supposed to be celebrating: 5 Years of Google motto “Don’t be evil.”Reason for rejection: Too self-obsessed.


Supposed to be celebrating: 130th Birthday of Mondrian. Reason for rejection: Too abstract.

04 gennaio 2006

Braille: auguri da Google

google braille

Il motore di ricerca Google quest'oggi rende omaggio ai natali di Louis Braille, inventore del noto alfabeto che da lui prende il nome.