31 maggio 2006

Il marketing al ritmo del 2.0

Con il Web 2.0 cambiano i paradigmi di Internet. Tutto immutato sul fronte del marketing Web? Ovviamente no, anche se la base su cui impostare i ragionamenti non è differente da prima.

Il Web 2.0 rappresenta un'evoluzione molto forte per il mondo di Internet, sia in termini tecnologici sia in termini di applicazioni e servizi. Tutto questo ha delle conseguenze anche sul Web marketing: cambia il cliente, cambia l'approccio. Tuttavia, non c'è nessuna rivoluzione nella filosofia, perché il Web 2.0, in sostanza, esalta le caratteristiche che il Web possiede e ha sempre posseduto.

Rispetto del cliente
Dovrebbe essere una regola comune a tutte le strategie di marketing, sia online sia offline. In realtà, spesso viene disattesa per ottenere qualche piccolo, fittizio vantaggio in termini di visibilità. Nel Web 2.0 il senso della comunità è ancora più forte: tradirlo per inserire pubblicità del proprio servizio può essere molto dannoso.

Prima di tutto si va a minare il rapporto di fiducia che necessariamente costituisce il collante di tutti i membri di una comunità. In secondo luogo, proprio per il metodo di circolazione delle idee e delle opinioni nella comunità, un utente avverso la propria azienda può innescare un corto circuito di allarmi, un passaparola per emarginare la società. Quindi, quando si entra in una community costituita, si faccia sempre attenzione a rispettarne le regole e si applichi il buon senso ogni volta che la si vuole sfruttare a proprio vantaggio.

Anonimato o registrazione?
Il tema della privacy è tra i più sentiti: l'anonimato totale è controproducente per l'attività aziendale, ma altrettanto controproducente è un uso disinvolto dei dati personali. La via di mezzo è costituita dalla ricerca delle sole informazioni personali pertinenti e minime a garantire un effettivo funzionamento (o miglioramento) del servizio. Naturalmente, agli utenti deve essere comunicato nel modo più chiaro possibile a che cosa servono quei dati (e perché proprio quelli magari) e quindi devono essere date le garanzie necessarie che l'uso sarà effettivamente quello e non un altro.

Richiedere pochi dati, e mantenerli e utilizzarli in maniera corretta: questa è la strada da seguire. Che naturalmente deve trovare un contraltare adeguato in ogni circostanza di contatto del cliente: assolutamente vietato lo spam, si deve sempre lasciare la possibilità all'utente di staccarsi dall'azienda. In questo modo si conquisterà la sua fiducia e in definitiva lo si legherà sempre più al brand.

Gestire le negatività
Gli strumenti del Web 2.0 permettono agli utenti di interagire con l'azienda a vari livelli e di scambiarsi informazioni su prodotti, marche e società in appositi spazi virtuali. Le aziende devono imparare a gestire i pareri negativi senza commettere l'errore di finire negli estremi: da una parte bisogna dare risposta e imbastire una discussione con chi evidenzia una negatività, dall'altra non bisogna dare retta sempre a tutti.

Si lascino da parte senza intervenire le prese di posizione di tipo distruttivo, cioè le critiche immotivate e quelle di tipo ideologico. Si affrontino invece apertamente gli utenti che segnalano malfunzionamenti e difetti o incomprensioni a livello di comunicazione. Un utente negativo può essere recuperato dimostrando che da questa parte ci sono uomini che possono sbagliare ma che tendono a non sbagliare.

Contenuto pertinente
La promozione dei propri prodotti o servizi sconfina sempre di più nel contenuto editoriale, nelle notizie da dare ai propri utenti. Ciò avviene sia sul proprio sito sia sui siti di discussione della materia di cui ci occupiamo. Bisogna però avere l'onestà intellettuale di distinguere quando la promozione di un nostro prodotto o servizio è di qualche effettiva utilità anche al pubblico generalista e quando invece non lo sia. Si può intervenire a livello editoriale solo nel primo caso, lasciando invece che lo strumento proprio della promozione pura sia quello pubblicitario.

Una strategia di lungo termine
Quando si implementano gli strumenti del Web 2.0 bisogna essere sicuri di poterli condurre a lungo nel tempo. Per fare questo, innanzitutto il fronte manageriale dell'azienda deve essere compatto sul loro utilizzo, conoscendo strumenti, regole d'uso e le effettive potenzialità (sia positive sia negative). Quindi, una volta adottati, bisogna prevedere anche il numero di risorse e di tempo da dedicare a tali attività.

Stare nel Web 2.0 è dispendioso, e profittevole soltanto nel lungo periodo. Una tattica mordi e fuggi su un blog non porterà alcun risultato. Il proprio blog aziendale, a distanza di anni, sarà uno strumento integrato di marketing e comunicazione. [via shinynews]

19 maggio 2006

Search Marketing 1.0?

Il web propone molti strumenti, contenuti e soprattutto canali di distribuzione di contenuti, di cui il search marketing dovrebbe essere la leva promotrice. Gli utenti li usano quotidianamente, ma le aziende non li propongono nel loro carnet di servizi.

Questo mio post tenta di essere più una riflessione 'ad alta voce' che uno svelare un qualche arcano mistero. In questo periodo sto pensando molto a possibile scenari che il search marketing si troverà a vivere, a come il nostro concetto di search si sta evolvendo. La rete ormai non ragiona più da tempo di ricerca in senso stretto. Sicuramente moltissimi utenti quotidianamente cercano qualunque info su motori come google, yahoo ed msn.

Cercano informazioni di qualunque tipo. Ma non solo. Cercano qualunque tipo di contenuto in qualunque forma. Una piccola premessa. Ormai la gran parte di noi sa che l'utente non ama essere 'disturbato' (Seth Godin parla al proposito di permission marketing), ed il grosso cruccio da parte delle aziende è trovare un giusto equilibrio tra la necessità di vendere un prodotto o un servizio e dall'altra parte cercare di far sì che questo messaggio pervenga all'utente solo nel momento in cui questo è interessato e pronto per recepire.

La cosa è meno semplice di quello che sembra, ed il problema è almeno tanto vasto quante sono le necessità dell'utente consumatore. Il contextual sembra essere la risposta. Fare in modo che l'utente ci trovi solo quando ci cerca. Perfetto. Solo che le aziende che hanno fatto del search marketing il loro core business, ignorano una gran parte degli scenari strategici che il web presenta.

In questi giorni mi sono fatto una navigazione tra le società italiane ed estere che offrono servizi di search engine marketing e search engine optimization, giusto per vedere se qualcosa nel loro punto di vista era cambiato. Per ovvie ragioni non ho navigato tutti i siti istituzionali esistenti, ma un tratto accomuna tutte quelle che ho visitato.

La mancanza di essere al passo coi tempi. Non voglio bacchettare nessuno per carità. Ma solo invitare voi e loro a riflettere. Generalmente questi sono i servizi offerti: ottimizzazione e posizionamento nei motori di ricerca, email marketing, pay per click. Servizi questi senz'altro utili, ma non sufficienti in una pianificazione strategica a 360 gradi. Mi spiego.

Milioni di utenti ogni giorno cercano contenuti video, cercano immagini, podcast, mp3, vanno su circuiti di e-shopping, amano il file sharing e si passano file a dismisura sui vari network esistenti. Pingano network come Technorati che utilizzano il sistema di tagging per categorizzare milioni di post. Si parla continuamente di Web 2.0, di RSS e della modularità offerta dall'XML, di digital broadcasting, di blog e vlog, coupon digitali, pubblicità contestuale sulle mappe online, social networking e di un milione di altre cose.

Quante aziende che conoscete offrono sui loro siti un accenno a questi servizi?A nulla di tutto ciò le aziende e i vari operatori del search marketing fanno riferimento. In generale per loro il massimo del contextual advertising è pay per click, posizionamento (che poi non ha necessariamente a che fare con la pubblicità contestuale e contestualizzata come recenti avvenimenti ci hanno mostrato) ed email marketing.

Questa strategia miope danneggia loro, che sui loro siti intontano l'utente mostrando statistiche d'uso dei motori di ricerca a cui peraltro l'utente è poco interessato.

Il cliente vuole essere seguito, aiutato, incanalato sulla giusta via. Solo che per proporre un servizio bisogna prima conoscerlo e poi essere in grado di gestirlo. Attendo una rivoluzione dei contenuti, ma prima ancora, di approccio!

06 maggio 2006

Nuova battaglia legale per Google

Io e Federico Riva non pensavamo saremmo riusciti a fare così tanto rumore, eppure ce l'abbiamo fatta, a quanto sembra.

Ve la ricordate la storia degli annunci Adwords rigurdanti la pedo-pornografia di cui parlai sul qui presente blog?








Questi sono 2 degli annunci trovati.








Ma non finisce qui. Per diffondere un po' la voce aprii un thread su Searchenginewatch, dove grazie all'intervento di alcuni moderatori, siamo riusciti a far rimuovere alcuni annunci Adwords.

Non solo. Ieri leggo un articolo su un giornale americano in cui si riportava che ora un politico di Long Island, a seguito di questo PPC giusto un po' illegale, ha deciso di avviare una battaglia legale contro Google. Oggi ho visto che ne ha parlato anche Ansa.

Qui i link:

- The Dayly News
- Ansa.it

05 maggio 2006

Google Health si avvicina

Marissa MayerStavo leggendo ieri sera un articolo su USA Today [ok, lo so, non è il massimo in quanto a qualità del giornalismo], ma solamente perchè l'articolo tirava in ballo Google Health, il prossimo portale verticale che Google si appresta a lanciare la prossima settimana.

Stando agli ultimi rumor, ma soprattutto alle dichiarazioni di Marissa Mayer, vice presidente della sezione Search Products and User Experience, intervistata dal quotidiano americano, sembra che Google Health non sia una fantasia di qualche visionario scappato dalla comunità, quanto piuttosto un piano che il Googleplex si appresta a lanciare la prossima settimana.

Ho fatto un piccolo controllo. Se andate all'indirizzo: www.google.com/health, c'è attualmente un redirect su Google Adwords. Il che probabilmente significa che qualcosa su quell'url a breve comparirà. Marissa Mayer sostiene che una sorpresa è in arrivo la prossima settimana: "Health is an interesting one -- keep your eye out for that next week".

[via Marketing Routes]