29 dicembre 2005

C'erano una volta i motori di ricerca

Che i motori di ricerca non si occupassero più solo di search in senso stretto non è certo una novità.

Ma nemmeno capita tutti i giorni di leggere di iniziative come quella di 4 ore fa pubblicata dal San Francisco Chronicle riguardante Sergey Brin e Larry page (eh già proprio i fondatori di Google) che ora si sono dati alla produzione cinematografica.

Vi riporto il mio post inserito pochi minuti fa sul marketing blog di Max da Via':

I due fondatori di Google andranno a produrre (con poco meno di un milione di dollari) un piccolo film indipendente dal titolo Broken Arrows scritto e diretto dal loro vecchio amico Reid Gershbein.



Broken Arrows

La trama del film:

A story of love and a struggle over the virtues of free will versus destiny.
It follows the journey of Reese, who becomes a hitman after he loses his wife
and unborn child, as he confronts the forces of love, faith, and destiny.


Per i curiosi questo il link di download del trailer.

Altra notizia riguarda Microsoft che ha sponsorizzato con 125.000$ l'Opera di Seattle. Qui trovate il comunicato stampa in pdf.

Che dite, si tratta di sincero attaccamento all'arte o questi finanziamenti sono un modo come un altro per scaricare le tasse? Ai posteri l'ardua sentenza.


Più della metà degli italiani non ha il computer a casa - Istat

In ogni casa italiana c'è almeno una televisione a colori e almeno l'80% degli italiani ha un telefonino cellulare. Ma oltre la metà delle famiglie italiane ancora non ha il computer nella propria abitazione né l'accesso a Internet.

Sono alcuni dei dati che emergono dall'indagine "Aspetti della vita quotidiana", condotta dall'Istituto nazionale di statistica (Istat) su un campione di circa 20 mila famiglie, ovvero un totale di 55 mila persone. L'indagine, pubblicata oggi e definita "multiscopo", rileva i comportamenti e alcuni aspetti specifici della vita quotidiana degli famiglie italiane, in particolar modo la disponibilità e l'utilizzo delle tecnologie dell'informazione.

Negli ultimi 8 anni gli italiani sono diventati sempre più tecnologici, riuscendo a colmare anche il divario territoriale tra Nord e Sud del Paese. Sono cresciuti gli utilizzi del telefono cellulare (dal 27,3% nel 1997 all'80,8% nel 2005), e dell'antenna parabolica (dal 12,2% nel 1997 al 23,6 nel 2005).

Aumenta anche l'utilizzo del computer, dal 16,7% nel 1997 al 43,9% nell'anno in corso. Ma rimangono ancora senza computer a casa oltre la metà degli italiani, ossia il 56,1%. E un numero ancora maggiore non accede a Internet (65,5%). Tra le motivazioni per cui non si naviga sul Web da casa, gli intervistati indicano innanzitutto uno scarso interesse (il 40,4% lo considera "inutile e non interessante"), mentre al secondo posto si colloca la mancanza di capacità (31,2%) e i rimanenti o vi accedono da altro luogo, oppure ritengono "costosi gli strumenti necessari per connettersi o il collegamento".

E gli utilizzatori di computer diventano sempre più giovani: quasi il 40% dei bambini che ha almeno 3 anni usa regolarmente il pc, mentre il 31,8% delle persone dai 6 anni in su naviga su Internet.

Tra la metà degli italiani che usa il computer il picco di utilizzo, con il 75%, si ha tra gli 11 e i 19 anni e per Internet tra i 15 e i 24 anni, per poi decrescere rapidamente con l'aumentare dell'età.
Le differenze di genere sono influenzate dall'età, ma rimangono comunque contenute fino ai 34 anni: per esempio usano il computer il 54,5% delle bambine tra i sei e i dieci anni ma solo il 16,2% delle donne di età compresa tra i 55-59 anni contro il 33,7% dei loro coetanei uomini.

Le famiglie con un minorenne sono le più tecnologiche mentre all'estremo opposto si collocano le famiglie composte di soli anziani, che continuano a esser praticamente escluse dalla tecnologia. Incidono sull'uso dell'hi-tech anche le differenze culturali ed economiche presenti tra le diverse famiglie di intervistati. [fonte Reuters]

di Camilla Lai

27 dicembre 2005

Google Grants: pubblicità AdWords gratuita

Google Grants

Torno volentieri a parlare di Google, ed in particolar modo per segnalarvi un'iniziativa tutto sommato positiva e condivisibile. Sto parlando di Google Grants, ossia pubblicità gratis per le organizzazioni no-profit.

Google Grants e' un servizio di pubblicita' gratuita dedicato alle associazioni no profit italiane classificate come Onlus, e registrate presso l'apposita anagrafe unica delle Onlus previa approvazione del Ministero delle Finanze. Il programma ha consentito di usufruire dei vantaggi della pubblicità AdWords a centinaia di gruppi non profit qualificati, la cui missione va dall'assistenza agli animali alla letteratura, dal sostegno ai bambini senzatetto alla promozione dell'educazione sull'AIDS.

I destinatari del programma utilizzano la pubblicità AdWords gratuita su Google.it per incrementare la consapevolezza e il traffico.

Qualora siate interessati a maggiori info, vi rimando alla pagina delle FAQ.

19 dicembre 2005

Pulitzer apre anche alle pubblicazioni online

premio pulitzer

Il proliferare dei blog ha convinto gli organizzatori del più antico, prestigioso e noto premio per il giornalismo, a prendere in considerazione anche la forma parallela del giornalismo tradizionale; ovvero quello online.

La Fondazione Pulitzer, infatti, fondatrice dei prestigiosi premi di giornalismo, ha deciso di aprire una sezione dedicata anche ai giornali online. Il nuovo modo di accedere alle news online, ha fatto si che il più famoso premio di giornalismo ha aperto la sua nicchia al giornalismo web.

Ma come in ogni "club d'elite" che sperimenta strade alternative, non tutti sono d’accordo: non piacciono alcune posizioni troppo liberal di molti blog o di altri web journal, non piace, ai guru del giornalismo offline sedersi allo stesso tavolo di un qualsiasi "uomo della strada" che con il suo blog, ha per esempio, pubblicato un'inchiesta di rilevanza internazionale.

Molti però devono capire che questa è la modernità portata da internet: non più una conoscenza verticale, stratificata e monodirezionale giornalista-lettore, ma una conoscenza-condivisa che rende ogni singolo essere umano un'entità indipendente, atomizzata e protagonista del cambiamento.

Telegodado: Godado lancia il portale per la internet tv

Telegodado Web-TV

Il motore di ricerca Godado ha inaugurato il suo nuovo portale Telegodado, interamente dedicato alla web tv. La nuova tv in chiaro del motore di ricerca è già fruibile online.

Su Telegodado si può quindi trovare una selezione dei migliori programmi televisivi trasmessi via internet e i relativi link per accedervi.

In particolare, la redazione segnalerà le trasmissioni in chiaro delle principali emittenti televisive che trasmettono eventi sportivi di interesse internazionale.

Ad aiutare il visitatore a fruire del servizio vi sarà un'interfaccia grafica innovativa di facile utilizzo e sarà possibile vedere le tv di tutto il mondo via internet.

Inizia a prendere forma ciò che fino a poco tempo fa era considerato un futuro troppo lontano; la possibilità di vedere la TV, scaricare un quotidiano o una rivista di un altro continente, comodamente a casa propria. [fonte marketing-adv]

Premio WWW 2005

Presso la sede de Il Sole 24 Ore a Milano si è tenuta la cerimonia per la consegna del premio WWW 2005, per il riconoscimento dei migliori siti italiani.

Patrocinato dal Ministero per l'Innovazione e le Tecnologie l'evento ha riscosso un gran successo con la premiazione di diversi siti che hanno caratterizzato il 2005; di seguito riporto una breve lista dei siti premiati ad "Internet Educational":

Virgilio: motori di ricerca, portali e community
Mister Price: commercio elettronico
Ing Direct: finanza e investimento,banca e assicurazioni
Wikipedia: istruzione e lavoro
Enel: imprese
Motociclismo.it: miglior sito novità 2005
Glamour: home, faschion & style
Google: naturalmente il sito più votato in assoluto
Punto Informatico: tecnologia e innovazione
Radio 105: speciale broadband, entertainment
Trenitalia: Istituzioni, pubblica amministrazione
Turisti per caso: viaggi
Blog Beppe Grillo: news e informazioni
Global Italia: spot web
Moto: auto e motori
Cartoline.it: premio speciale Il Sole 24 Ore

18 dicembre 2005

Il Geomarketing, l'evoluzione del Marketing

Introduzione

L'utilizzo del marketing quale strumento strategico ed operativo per competere nei settori economici caratterizzati da una forte concorrenza rappresenta ormai uno statement consolidato nella cultura imprenditoriale e manageriale.
La conoscenza dei mercati, in termini di competitività, di canali distributivi e di clienti finali, rappresenta un vantaggio competitivo che consente alle aziende di eccellere e di differenziarsi.

Il contesto degli strumenti di marketing sta evolvendo, passando da studi e approcci che analizzano il mercato nella sua globalità (mass marketing) ad analisi che segmentano il mercato in base ai prodotti/servizi, al consumatore ed al contesto territoriale (geomarketing), andando quindi a cogliere potenzialità che rimarrebbero inespresse qualora ci si limitasse ad una visione d'insieme del mercato stesso. Il passo ulteriore è costituito dal marketing one-to-one, ove ciascun cliente viene gestito in base alle sue specificità, offrendogli un insieme di prodotti e servizi personalizzati.ACNielsen Geomarketing ha deciso di investire, oltre che nell'ambito tradizionale del mass marketing, anche in quello del geomarketing, offrendo servizi e prodotti in grado di supportare i propri clienti nella definizione e nell'implementazione delle proprie strategie di marketing.


Cos'è il Geomarketing

Fra le tante definizioni che sono state proposte per descrivere il geomarketing, quella che ACNielsen Geomarketing ha fatto propria è la seguente: "Il geomarketing è uno strumento per stabilire il rapporto ottimale tra le proprie capacità di offerta e la localizzazione della domanda."

Da questa scelta derivano alcune considerazioni operative:

  • Il geomarketing è uno strumento e in quanto tale si presta a diversi possibili utilizzi, più o meno efficaci in funzione delle finalità prefissate.
  • La funzione principale è quella di collegare la propria offerta alla domanda, permettendo di adeguare la prima al variare della seconda.
  • Offerta e domanda vengono segmentate dal punto di vista territoriale, andando quindi ad individuare i micromercati da analizzare ed esplorare.


Per rispondere a queste finalità, occorre poter disporre dei seguenti elementi:

  • Banche dati di contesto e aziendali, con informazioni socio-demografiche ed economiche, per descrivere correttamente la domanda del mercato, e con informazioni sulla propria struttura, al fine di definire la propria capacità di offerta nei mercati di riferimento.
  • Mappe cartografiche, per rappresentare sul territorio le differenti caratteristiche spaziali del mercato analizzato.
  • Strumenti di elaborazione dei dati, descrittivi e cartografici, in grado di analizzare e rappresentare in modo idoneo le informazioni prodotte.
  • Modelli interpretativi delle caratteristiche strutturali del mercato, per correlare le informazioni relative alla domanda con quelle caratteristiche dell'offerta.


La capacità di assemblare in un unico strumento tutti questi ingredienti rappresenta il valore aggiunto che ACNielsen Geomarketing è in grado di fornire ai propri Clienti. ACNielsen Geomarketing è inoltre interessata a definire una metodologia ad hoc, di concerto con il cliente, per valutare a priori e monitorare a posteriori, i benefici derivanti dall'applicazione di progetti di geomarketing. Relativamente ai dati di contesto, vengono raccolte informazioni sui consumi delle famiglie italiane, sia attraverso panel su settori specifici, sia atraverso acquisizione ed elaborazione di dati ISTAT e di altre fonti, sia attraverso surveys ad hoc.In termini di mappe, ACNielsen Geomarketing fornisce cartografie di varie fonti (CSH, DeAgostini, TeleAtlas) e su queste è in grado di posizionare dati aziendali che hanno un riferimento territoriale (l'indirizzo, il comune di appartenenza, l'area di vendita, etc.). In termini di strumenti, ACNielsen Geomarketing ha sviluppato GeoSmart, un software in grado di soddisfare le esigenze di analisi dei progetti standard di geomarketing. Per sfruttare appieno l'operatività del servizio, si può accedere ai corsi offerti ai clienti e al servizio di Help Desk, oppure si può personalizzare GeoSmart in base ad esigenze specifiche. In termini di modelli, ACNielsen Geomarketing dispone di un solido know-how nell'ambito dei metodi di analisi statistica e nelle tecniche di definizione e rappresentazione dei mercati, in modo da fornire un'interpretazione accurata dei fenomeni analizzati.

Le esigenze cui risponde il geomarketing


La possibilità di segmentare su base territoriale il mercato fa sì che, attraverso l'utilizzo del geomarketing, si possano soddisfare esigenze assimilabili a quelle di seguito descritte:

  • individuazione e localizzazione dei clienti e competitors attuali e potenziali.
  • localizzazione e ottimizzazione della rete distributiva e dei singoli punti vendita.
  • definizione e analisi del bacino di utenza di un punto di vendita, in base alla costruzione di aree isocrone
  • stima del potenziale espresso da una determinata area geografica per uno specifico settore merceologico
  • definizione degli obiettivi di vendita, per agente o per area.
  • pianificazione di campagne pubblicitarie e di azioni promozionali in funzione della localizzazione del proprio target.
  • ottimizzazione del mix dei prodotti per singolo punto vendita, in funzione della relativa localizzazione.


Il geomarketing diventa quindi un vero e proprio sistema di supporto alle decisioni, in grado di orientare le scelte di marketing operativo, in funzione del contesto territoriale nel quale operano le singole realtà produttive e distributive, fornendo informazioni sulla domanda attuale e potenziale del mercato, sul posizionamento rispetto alla concorrenza, sul grado di copertura della rete commerciale.


I clienti del Geomarketing


Sebbene il geomarketing soddisfi esigenze relative a quasi tutti i settori economici (poichè in ogni caso occorre confrontare le proprie capacità di offerta con la reale domanda del mercato), le esperienze più significative di tale disciplina sono storicamente legate ad alcune tipologie di aziende, maggiormente sensibili ad una caratterizzazione e segmentazione spinta dei mercati nei quali operano.

In particolare vanno ricordati i seguenti settori:

  • Bancario/finanziario, per il quale sono strategici il controllo e la localizzazione delle filiali e la formulazione di un'offerta modellata sulle esigenze dei clienti in un particolare territorio.
  • Assicurativo, che ha l'obiettivo di tracciare un profilo dei propri utenti differenziati per zone territoriali, di definire potenziali di zona segmentati per sesso, età, reddito, in modo da proporre il portafoglio prodotti più adatto
  • Immobiliare, che, partendo dal patrimonio abitativo del territorio e dalla composizione dei nuclei familiari, traccia le caratteristiche della domanda per definire e articolare l'offerta
  • Logistico, ove l'analisi del territorio, della viabilità, dei percorsi risulta strategico per ottimizzare la movimentazione di merci e persone
  • Telecomunicazioni, ambiente caratterizzato da un'elevata competitività, che spesso si combatte sul livello di servizio offerto all'utenza, che dipende anche da caratteristiche tipiche del territorio
  • Distributivo, per il quale è strategico lo sviluppo della rete di vendita, pianificato attraverso l'analisi del contesto territoriale, dei propri obiettivi di espansione e del posizionamento della concorrenza
  • Pubblicitario, ove l'efficacia di una campagna promozionale, o di una qualunque operazione di comunicazione, dipende in gran parte dalla scelta del mezzo più adatto al messaggio che si vuole trasmettere. L'identificazione di micro-target, diversamente distribuiti sul territorio, può essere la chiave di successo di una campagna pubblicitaria

I servizi/prodotti del geomarketing


Il geomarketing consente di fornire precise risposte operative ad una serie di domande, attraverso la sistematizzazione e l'elaborazione di informazioni, descrittive e cartografiche, rappresentabili sul territorio per una lettura più immediata ed efficace. Tali informazioni consentono di indirizzare le azioni di marketing verso un progressivo miglioramento del livello di efficienza ed efficacia.I servizi e i prodotti offerti dal geomarketing, essendo sostanzialmente connessi alla predisposizione di un substrato informativo, si sostanziano da una parte in analisi e ricerche che fotografano la situazione dei mercati, dall'altra in strumenti operativi forniti al cliente, affinchè possa "produrre" le informazioni di cui necessita in modo autonomo ed interattivo.Le principali domande, alle quali il geomarketing è in grado di fornire risposte adeguate, sono le seguenti:

  • assegnazione di zone e stima dei relativi obiettivi di vendita.
  • calcolo del potenziale di vendita di un'area per ciascuna classe di prodotto, in funzione della localizzazione del target.
  • determinazione dei profili di consumo, segmentati in differenti categorie merceologiche, per ogni contesto territoriale omogeneo.
  • individuazione dei bacini di utenza di ciascun punto di vendita e determinazione di eventuali aree di sovrapposizione o di mancata copertura.
  • determinazione delle quote di mercato, proprie e dei competitors, nelle diverse aree di riferimento.
  • caratterizzazione del profilo socio-demografico della popolazione residente, in relazione alla tipologia di consumatore individuata. [fonte Acnielsen]

You'll better use Google Maps...

Micropersuasion found out this video promoting Google Maps. You can't really say if a fan of the service created it or it's a smart, sneaky marketing action by Google itself.

Anyway, it's quite funny. Watch it here.

google maps
[via adverblog]

12 dicembre 2005

Per i Marketer: il 2006 è all'insegna del lusso e del benessere

Nonostante se ne dica e se ne parli, i problemi economici del nostro paese non sembrano affatto rispecchiare le tendenze degli italiani.

Nel 2° semestre 2005 la tendenza dei marketer e delle aziende si è totalmente rivolta alla fascia più ricca: automobili, hotel, ristoranti, centri benessere, palestre, prodotti per la cura e l'igiene della persona, abbigliamento, viaggi ed oggettistica di ogni genere, siti web all'insegna del lusso, eventi.

Insomma sembrerebbe che l'attenzione sia tutta rivolta alla fascia medio alta, anche se è quasi totalmente alta, e a servire prodotti per quel target. Vi riporto alcuni esempi: a Roma, per esempio, dal 16 al 23 Dicembre si svolge il Luxury Christmas, un vero e proprio appuntamento, un luogo di incontro, uno shopping center in cui la parola d’ordine è "lusso".

Altro esempio sono aumentate del 100% le palestre che non sono più palestre, sono veri e propri centri di lusso per la cura della persona, con diete super bilanciate, saune, idromassaggi e lampade abbronzanti, con un vertiginoso aumento delle quote di iscrizione e del costo dei singoli servizi. Siti web: si direbbe che il 2006 segnerà il passo del web dato il proliferarsi di siti, portali e blog con una forte tendenza al servizio di lusso; perché il web? oggi i costi della pubblicità sono calati molto ed il web è tra i primi della nuova lista per rapporto QPR (qualità-prezzo-ritorno).

Ci sono molte aziende che sono ancora ritrose verso il web e non è una mossa molto intelligente! Molti altri Paesi sono avanti a noi anche per questi motivi: il web a mio parere non può far altro che completare le già numerose categorie di servizi determinandone un moderato assestamento di mercato, ma soprattutto offrendo un canale nuovo il cui sviluppo è innegabile, oggi più la metà della nostra popolazione usa il web per informarsi e cercare!!! Il web fa parte del nostro futuro già da qualche anno, non fate l'errore di credere che tra un pò non ci sarà più, anzi tra un pò avrà preso così tanto spazio che non ne potrete più fare a meno.

Tenete d'occhio il lusso!!

11 dicembre 2005

La "volatilità" dei cookie. Ecco perché il PPS non funziona

Vediamo perché il Pay Per Sale (PPS) non è accettabile come metodo di pagamento delle campagne pubblicitarie su Web...

Da quando Internet è diventato popolare (a metà degli anni ’90) si parla dei cookie. Molti ricorderanno il panico scatenato dalla loro ‘scoperta’ tanti anni fa… Girava voce che i cookie fossero dei virus o che comunque fossero delle ‘porte’ lasciate ‘aperte’ nei nostri computer per colpa di siti ‘cattivi’. Come oggi quasi tutti sanno bene, i cookie non sono altro che file, lasciati su una parte del nostro computer, che ci permettono di navigare più facilmente i siti che abbiamo visitato.

I cookie servono ad esempio per memorizzare il nostro nome utente quando accediamo a un sito che prevede accesso con login. Come è chiaro, si tratta di funzioni particolarmente utili e niente affatto dannose; ma i cookie vengono sempre più utilizzati per ‘tracciare’ le vendite online. Come è noto, uno degli ultimi trend è quello di ‘dividere i rischi’ tra editore e merchant (colui che deve vendere un prodotto/servizio); la pubblicità viene sempre più venduta in modalità revenue sharing; il cliente non paga per le impression, non paga per i click, ma paga (l’editore, ovverosia chi gli fornisce il traffico) - in una determinata % - solo quando viene generata effettivamente una vendita (o, altrettanto tipicamente, un’iscrizione o una qualche ‘action’).

PPS: Pay (just) per sale

Come abbiamo più volte sottolineato, questa strategia pubblicitaria, introdotta sapientemente dai merchant e ingenuamente accettata dagli editori, è poco equilibrata e per vari motivi. In primis, per un motivo intrinseco: la pubblicità, da sempre, è considerabile un investimento e – come tutti gli investimenti – può essere proficuo o fallimentare; in breve, può andare bene o male. L’imprenditore stesso si definisce come un soggetto che ‘rischia’ per ottenere un guadagno superiore rispetto a chi invece lavora non rischiando (tipicamente, il lavoratore dipendente). Con l’ ‘acquisto’ di pubblicità in revenue sharing, la variabile del rischio viene completamente eliminata; pensate se qualcuno – anche una ditta che vende bene e ha già dei prodotti ‘storici’ testati – chiedesse a un commerciale di un network televisivo di ‘acquistare’ pubblicità in revenue sharing.

Il dialogo sarebbe probabilmente questo:

Potenziale cliente: “Vorrei acquistare 1000 passaggi da 30’’ in fascia preserale”
Commerciale: “Benissimo, le mostro quali sono i prezzi di listino”
Potenziale cliente: “Però non vorrei pagare nella maniera tradizionale…”
Commerciale: “Nel senso che vuole allungare i tempi di pagamento?”
Potenziale cliente: “No, nel senso che voglio pagare non per la pubblicità che compro, ma solo in ragione dei prodotti che effettivamente riesco a vendere grazie alla pubblicità acquistata sulle vostre reti…”
Commerciale: “Arrivederci”.

Al contrario, le agenzie pubblicitarie di Internet non vedono l’ora di contendersi clienti di questo tipo; il terzo soggetto di questa relazione commerciale è rappresentato dagli editori. Che cosa accade dunque? Dal momento che Internet è ancora considerato uno strumento pubblicitario di scarsa efficienza e quindi di scarso interesse, le agenzie pubblicitarie stesse (che normalmente non si occupano solo di Internet) tendono ad accettare tranquillamente proposte di revenue sharing. Come è noto, non sono le agenzie pubblicitarie stesse a essere coinvolte nella ‘fornitura’ di traffico ai clienti; le agenzie pubblicitarie sono soltanto un tramite per mettere in collegamento clienti-merchant (chi vende servizi/prodotti) con editori (chi ha a disposizione traffico di utenti internet da veicolare).
Clienti » Centri media » Agenzie pubblicitarie » Concessionarie » Editori

La distanza tra clienti ed editori

Spesso, come si vede dallo schema di cui sopra, i passaggi che portano il cliente sino all’editore sono più di uno e i soggetti coinvolti possono essere anche tre; è bene sottolineare che – anche in caso di pubblicità in revenue sharing – molti di questi soggetti impongono ai clienti dei set up fee; in sostanza, si tratta del pagamento di una quota (per lo più fissa) che non ha a che vedere con i guadagni direttamente provenienti dalle vendite e di cui il revenue sharing è l’essenza commerciale. Al contrario, agli editori non spetta nessun set up fee… Questo significa che l’unico anello ‘debole’ della catena commerciale che porta il cliente a raggiungere dei potenziali clienti internet è proprio l’editore ed è l’anello debole proprio perché è l’ultimo anello; di fatto, l’editore viene considerato the last and the least, l’ultimo e il meno importante, mentre – anche solo intuitivamente – è l’unico soggetto che è effettivamente necessario per il cliente. Accade oggi in Internet quello che accade in agricoltura in tante località del sud Italia; come in Sicilia esistono dei produttori di pomodori che sono costretti a vendere a due centesimi al chilo (un prezzo simbolico perché non venga chiamato furto) un prodotto che poi viene venduto al dettaglio magari a due euro al chilo (facendo guadagnare tutti coloro che si trovano nella filiera), così gli editori si trovano oggi costretti a offrire ai clienti un prodotto che sarà pagato solo a determinate condizioni e queste condizioni sono il successo della campagna pubblicitaria.

Questo per quanto riguarda l’essenza del meccanismo del revenue sharing.
C’è però un problema aggiuntivo che coinvolge anche una parte squisitamente tecnica: come si stabilisce che una campagna ha successo e la misura di questo successo? Attualmente, il sistema che viene maggiormente utilizzato è quello del tracking (tracciamento) attraverso i cookie.

Il meccanismo è molto semplice:

Il surfer A arriva sul sito C (del cliente-merchant) attraverso il sito B (dell’editore).
C lascia sul PC di A un cookie che contiene diverse informazioni, tra cui l’ora e la data in cui C è stato visitato da A e il passaggio attraverso B (l’editore, che in questo caso viene definito un ‘referer’).
Se entro un certo lasso temporale (tipicamente, dai 30 ai 45 giorni) A acquisterà un prodotto su C, allora a B sarà concessa una parte di questo acquisto (che può variare dall’1% al 15%, tipicamente).

Sembrerebbe un sistema molto efficiente; di fatto non lo è e per due motivi.

In primis, questo sistema presuppone che l’atto dell’acquisto su C sia effettuato da A con il medesimo computer con cui ha visitato C per la prima volta ‘passando da’ B. E’ invece tipico il caso in cui le attività di navigazione vengono eseguite sul posto di lavoro, mentre le attività di acquisto vengono effettuate in casa; spesso infatti il navigatore non desidera estrarre la propria carta di credito in ufficio per mettersi a compilare i campi necessari per l’acquisto (soprattutto per motivi di riservatezza). Inoltre, chi acquista online, in più del 75% dei casi, è convivente o sposato e – come è noto – le operazioni di acquisto sempre meno vengono effettuate senza coinvolgere il proprio partner (anche per prodotti non particolarmente costosi). Il surfer attende dunque di andare a casa per discutere con il proprio partner sull’acquisto da effettuare e l’acquisto viene effettuato da casa, e non sul personal computer che ha memorizzato il cookie.

Questo è il primo difetto ‘strutturale’ di questo sistema di tracking; ma ne esiste un altro che è sempre più importante e che deve essere qui considerato, anche in virtù di dati recentemente pubblicati.

Poniamo infatti che un surfer disponga di un solo personal computer (o solo a casa o solo in ufficio); in questo caso sembrerebbe eliminato il problema di cui sopra; ma esiste un altro problema, ancora più grave, che possiamo introdurre con una semplice domanda: “Quanto rimangono mediamente i cookie sui computer dei navigatori?”.Una domanda che le agenzie e i centri media non si pongono, ma che debbono invece porsi gli editori.

I cookie sono “inaffidabili” secondo la JupiterResearch

La JupiterResearch (società leader negli studi su Internet) ha recentissimamente pubblicato dei dati impressionanti:

Nearly 40 percent of Internet users delete cookies from their primary computers on at least a monthly basis.

Il 40% dei navigatori cancella i cookie dal proprio computer ogni mese.

La ricerca è stata condotta su un panel di 2.337 rispondenti; il 17% degli utenti elimina i cookie con un ritmo settimanale; il 12 mensilmente e il 10% quotidianamente.

Eric Petersen, l’analista senior di questo rapporto, ha dichiarato: “Il punto principale di questa ricerca è che ha mostrato come l’utilizzo dei cookie per tracciare, controllare e analizzare il comportamento dei surfer è totalmente inaffidabile”.

Ma quali sono i motivi per cui i surfer cancellano i cookie dal proprio personal computer? Nonostante i cookie non siano affatto dannosi e non comportino di fatto problemi effettivi di privacy, è evidente da questa analisi che la percezione della maggior parte delle persone non coincide con la realtà.

Sempre Erik Petersen, ha dichiarato: “Per qualche motivo, i navigatori hanno identificato i cookie come spyware; gli utenti non capiscono a che cosa servano i cookie”.

Di fatto, questa affermazione è ingenua: se è infatti vero che un cookie non presuppone uno spyware, è altrettanto vero che uno spyware presuppone un cookie e quindi - in dubbio - gli utenti che vogliono cancellare i cookie di spyware cancellano anche i cookie ‘buoni’.

Questi dati debbono però essere interpretati più attentamente; se infatti è vero che possiamo dire che il 50% dei surfer cancella i cookie mensilmente, è anche immaginabile che coloro che cancellano più frequentemente i cookie sono coloro che navigano più frequentemente; è infatti impossibile che un surfer che naviga una volta a settimana possa cancellare i cookie quotidianamente; ed è però anche evidente che sono proprio i navigatori più assidui coloro che fanno acquisti online. Quindi, possiamo dire che è molto probabile che coloro che effettuano acquisti online siano anche color che effettuano più frequentemente la cancellazione dei cookie.

Che conclusioni possiamo trarre da questi dati di fatto? Senza dubbio possiamo affermare che il PPA non è un efficiente sistema commerciale di compravendita di pubblicità online. Non solo, il sistema è scorretto da un punto di vista metodologico, ci possono essere dei problemi relativi all’utilizzo di diversi personal computer per il medesimo sito; abbiamo infatti visto bene, nell’ultima parte del nostro articolo, che i cookie stessi sono un sistema di tracking che è stato definito da un’analisi accurata della JupiterResearch “inaffidabile” (unreialable).

Una possibile soluzione

A nostro parere questa situazione di impasse può essere risolta in due maniere: o si comincia a ‘vivere’ la pubblicità in Internet in maniera ‘tradizionale’, oppure si fa in modo che i sistemi di PPA (Pay per Action) e PPS (Pay per Sale) offrano veramente delle garanzie di efficienza. Una soluzione potrebbe essere quella di rendere obbligatori dei “coupon elettronici”; dimenticandosi completamente dei cookie (che non sono – abbiamo visto – affidabili), si dovrebbe fare in modo che quando A raggiunge C attraverso B abbia dei vantaggi (tipicamente economici) che non avrebbe invece se avesse raggiunto C ‘direttamente’.
In questo modo, è evidente che A avrebbe tutto l’interesse per riconoscere a B il ‘merito’ di avergli fatto conoscere il sito in oggetto.Questa è di fatto l’unica soluzione possibile; ma è anche vero che anche questa soluzione è di fatto insoddisfacente e per un motivo molto semplice.Poniamo che tutti i sistemi di PPA funzionino – come abbiamo auspicato – con il sistema dei coupon elettronici; questo non risolverebbe un altro problema.Poniamo infatti che A arrivi a C attraverso B. E poniamo che egli lo ‘dichiari’ esplicitamente (dal momento che ne trae un vantaggio economico), che ha raggiunto C grazie a B. Il sistema sembra perfetto ma non è affatto così. A ha raggiunto C attraverso B, ma è molto probabile che A abbia conosciuto C anche precedentemente attraverso D, E, F, G, H, I etc.
Tutti questi editori hanno fatto conoscere C ad A; l’unico loro ‘difetto’ è stato quello di non essere stati gli ‘ultimi’ ad averglielo fatto conoscere, ma è evidente che questo non ha alcun senso. Chi ci dice che A avrebbe acquistato da C se non avesse visto precedentemente lo stesso C attraverso D, E, F etc? Questi siti hanno svolto una funzione inutile? E’ evidente che non è così, perché altrimenti i pubblicitari farebbero sì che il medesimo soggetto non riceva il medesimo messaggio pubblicitario decine e centinaia di volte perché è ben noto che non è sufficiente un solo ‘input’ per scatenare non solo l’acquisto del cliente ma anche solo la sua attenzione e la sua curiosità.

E’ allora evidente che la vera soluzione a questa impasse creata dai sistemi di revenue sharing tipici del PPS è il loro superamento. In questi ultimi tre anni la pubblicità in televisione è andata eccellentemente; sia i network televisivi pubblici sia quelli privati hanno venduto molto bene la pubblicità sulle proprie reti; al contrario, la pubblicità in Internet rappresenta ancora il fanalino di coda di tutta la pubblicità e si colloca allo stesso livello della pubblicità che viene passata nei cinema prima dei film.

L’auspicio è che tutti gli operatori della pubblicità in Internet (dai centri media agli operatori e – obtorto collo – anche i clienti) si informino veramente sulle potenzialità e le possibilità (anche di fare brand) della pubblicità online che non ha nulla da invidiare a tutti gli altri strumenti pubblicitari e – proprio per questo – siano disposti a giudicare – ed acquistare – l’online advertising con gli stessi principi e gli stessi parametri con cui viene acquistata qualsiasi altra pubblicità, dai volantini alla tv nazionale.

di Federico Riva

09 dicembre 2005

La comunicazione non convenzionale

Si discute ormai da decenni, nella comunità scientifica, sull'esistenza o meno nella specie umana di forme di comunicazione anomale: anomale rispetto, ovviamente, ai modelli di comunicazione dati per acquisiti.

Tali modelli acquisiti implicano la comunicazione sensoriale e motoria, sia nei suoi aspetti verbali sia in quelli non-verbali, simbolici, analogici, metaforici e quant'altro. Una comunicazione "anomala" potrebbe consistere nella possibilità che la mente interagisca con l'ambiente esterno o interno per mezzo di altri mezzi, lo influenzi o ne sia influenzata senza alcuna correlazione diretta con gli abituali canali sensoriali o motori.

Definizioni come "paranormale", parapsicologico o più genericamente, "psi" sono state largamente utilizzate per indicare questi fenomeni. In senso specifico, l'influenza/informazione dell'ambiente sulla mente è stata definita "percezione extrasensoriale" (ESP); l'influenza della mente sull'ambiente non interamente attribuibile alla mediazione di qualsiasi energia fisica nota è stata chiamata "psicocinesi" (PK).

Nella comunità del marketing e della comunicazione aziendale o professionale le vie della comunicazione sono (quasi infinite). E soprattutto in questi anni di profonda cambiamento della stessa, non smettono di aprirsi nuovi percorsi. Logico quindi che fra tante e nuove rotte si finisca a che fare con la comunicazione non convenzionale. Tra gli addetti ai lavori è intesa come comunicazione alternativa, inusuale, innovativa, creativa, , fuori dai canoni e dagli schemi tradizionali, insomma originale. Non disturba, è poco invasiva , è attraente, stupisce e si fa notare e ricordare moltissimo.

E' sempre più utile ed indispensabile per far fronte alle esigenze più evolute dei consumatori che 'sentono' istanze differenti da quelle precendenti, anche di un passato molto recente, e credono in nuovi valori. Sono consumatori più consapevoli, piu attenti e più informati grazie al facile accesso ed al proliferare dei mezzi di informazione più tecnologi e mirati(stampa specializzata, internet, TV monotematiche) oltre a quelli classici.

Per assecondare le aspettative ed i bisogni palesi e latenti dei nuovi 'clienti' che si delineano sulla scena. Per attrarre target ormai impermeabili ai messaggi pubblicitari e non più segmentabili con i consueti criteri socio-demografici. Per rispondere ad una serie di fenomeni che stanno cambiando il nostro modo di relazionarci con il mercato. Per assecondare la società che muta nelle forme e nei contenuti: giovani informatizzati, anziani che stanno contribuendo alla crescita di un nuovo mercato, insediamenti di comunità etniche multirazziali, flussi migratori che generano nuove classi sociali, nuovi stili che danno vita a maggior disponibilità di tempo libero.

Quindi pensare di comunicare in modo tradizionale, in un mercato così diverso al suo interno, che cresce sempre di più e si evolve grazie allo sviluppo del progresso (scienza, tecnologia, economia, etc...)e dove l’età media si sta spostando sempre più in la, è sicuramente inadeguato ad una società che muta molto rapidamente e costantemente. I nuovi asset sono comunicare in modo più mirato, one-to-one, tailor made, glocal, con investimenti ragionevoli, e in modo socio-compatibile...

Gli approcci alle innovative tecniche di comunicazione ( e di marketing) non convenzionale si basano sullo studio "dal basso" della psicologia del target, delle leve razionali ed emozionali, dello spazio in cui si muove, delle necessità che lo spingono a volere e a desiderare, dei codici che ne regolano ed influenzano il comportamento ad agire, a comprare ed a consumare.

Ma in particolar modo ribaltano la strategia di approccio e la fenomenologia di relazione azienda-consumatore: non è più il consumatore che va alla azienda (entrando in negozi o iper o centri commerciali) , ma l'azienda che va dal consumatore. E' il prodotto che si avvicina al suo fruitore scendendo dal piedistallo che lo ha retto per decenni, uscendo dagli scaffali e dalle vetrine. Si potrebbe affermare che è il consumatore ad attrarre il prodotto (nuova filosofia comunicazionale)e non viceversa (vecchia e stantia mission di comunicazione).

Il nuovo imperativo è portare il brand a contatto con la gente, per conoscersi a vicenda sempre meglio ed in modo più approfondito. Le tipologie della comunicazione non convenzionale sono diversificate: ambient communication, tactical communication, local communication, street communication, guerrilla amarketing, tribal marketing, event marketing, documentary advertising, buzz marketing o passaparola (word of mouth) , black marketing, product placement, stickering, psicogeomarketing.Le loro espressioni più estreme, innovative e rivoluzionarie consistono in:

- creazione di nuove emittenti televisi definite bar-television con diffusione voluta del proprio segnale a distanze non superiori ai 500 metri. Un fenomeno decisamente interessante, che dovrebbe far riflettere su come la tecnologia può portare a nuove forme di comunicazione alla portata di tutti. Attualmente, queste emittenti non trasmettono pubblicità e sono finanziate da privati.

- realizzazione di eventi shock ad alta visibilità con investimenti al minimo. L'imporatnte è riuscire ad innescare virus memetici in grado di replicarsi nelle menti dei consumatori secondo le modalità del viral marketing

- ideazione ed organizzazione di pseudo-eventi on/off-line ad elevata notiziabilità concepiti in integrazione all'immagine aziendale

- Inseminazione virale on-line in blog, chat e newsgroup mediante utenti fittizi

- Invitare i consumatori a raccontare attraverso brevi documentari autoprodotti la propria esperienza con il marchio. Sono infatti i consumatori quelli che meglio conoscono i prodotti e che ne definiscono i significati. Il progetto rappresenta un passo avanti nella sollecitazione di contenuti generati dai consumatori e crea le premesse per quella che potrebbe essere chiamata pubblicità documentaristica open-source.

- Produrre "reality event" in ambiente urbano con ideazione di contenuti, gestione regia e casting per messa in scena

- Installare un gigantesco cartellone con headline fuori dalla logica ma assolutamente accattivanti e che invitano i cittadini ad azioni inconsuete, quali ad esempio il furto mirato e circoscritto! Ecco come trasformare un media da tradizionale a interattivo. La società di sicurezza Black Tower Home Security ha installato a Vancouver un bilboard a livello stradale ricoprendolo di oggetti (specchi, cuscini, foto etc.) facilmente accessibili ai passanti. Dopo poco meno di 48 ore era stata rubata abbastanza roba da far comparire il messaggio nascosto : "La gente ruba".

- Utilizzo e strumentalizzazione di "simboli istituzionali" come testimonial che hanno un forte appeal sulla popolazione e sui media, in modo eccessivo e irriverente. Ad es: Per festeggiare la vittoria del titolo NBA del giocatore francese Tony Paker, Nike ha deciso di rivestire la Statua della Libertà parigina con la maglia del campione dei San Antonio Spurs. L'operazione è stata effettuata senza autorizzazione e la canotta rimossa da pompieri e polizia. Naturalmente i media ne hanno parlato in lungo ed in largo dando ampia visibilità al marchio.

- Attivazione di campagne di stickering ( affissioni di adesivi) sono una delle soluzioni economiche più frequentemente adottate per ottenere brand awareness in modo intensivo e subliminale. Azioni di questo tipo garantiscono spesso la memorizzazione, la riconoscibilità e la referenzialità del marchio ma non sempre la sua collocazione merceologica. - Far trovare oggetti particolari in luoghi urbani o extraurbani in cui non ci si aspetta di trovarli. La tecnica estrema è detta Oop Art acronimo di Out Of Place Artifact.

Solo per citare alcuni esempi esplicativi. [fonte Mymarketing.it]

di Danilo Arlenghi

08 dicembre 2005

Baby Boomers: la 'nuova' frontiera del marketing

Quest'anno circa metà dei Baby Boomers avrà 50 anni e più ("baby boomer" vengono comunemente definiti i nati tra il 1946 e il 1964, periodo in cui al boom economico seguì un aumento esponenziale delle nascite). Secondo previsioni questi "senior" spenderanno 2 mila miliardi di dollari all'anno in beni di consumo e servizi. Di questi sono stati, sin dalla nascita, il forte motore economico rimanendo uno dei più vasti ed importanti gruppi demografici d’America.

I Boomer hanno sempre ottenuto qualunque cosa volessero, senza però stabilire particolari standard o abitudini d'acquisto immutabili quando si parla di consumo. Anzi, sono sempre alla ricerca di prodotti migliori. Da sempre sperimentano prodotti e servizi e si divertono nel provare cose nuove.

Ma la vita adesso sta cambiando per loro che hanno raggiunto la soglia dei 50 anni ed oltre.

Fino ad oggi i marketer hanno seguito una di queste due strade:
1] li hanno ignorati del tutto come interessante fascia di mercato, focalizzando l’attenzione solo sugli appartenenti alla fascia d'età 18-49 anni

2] oppure li hanno targettizzati in modo improprio, ammassando tuttigli over 50 nel segmento del "mature market", pregno di pubblicità inerente "adulti attivi" dai capelli grigi che conducono "vite attive".

Oggi i tempi sono cambiati e nessuna delle su citate strategie funzionerebbe più.
Non è più possibile ignorare i baby boomers. Solo negli Stati Uniti sono circa 78 milioni, mentre in Italia la cifra si aggira intorno ai 15 milioni). C'é semplicemente "troppo" denaro nelle loro mani per poter far finta di niente. Inoltre l’approccio a livello di marketing non può essere lo stesso adottato per le generazioni di over 50 che li hanno preceduti, in quanto i baby boomer pensano, agiscono e sentono in modo del tutto diverso.

La vita è diversa a 50 anni. Almeno lo è stata per le generazioni precedenti. Per i boomer, comunque, la vita rimane un qualcosa che deve continuare ad offrire molte esperienze, e va vissuta non solo bene, ma meglio! Le loro priorità quindi non sono necessariamente nuove, ma anche una rivisitazione di quelle esistenti rimesse a fuoco con l’esperienza di un 50enne.

Per i baby boomer il tempo è sicuramente trascorso, sono cresciuti, ma state tranquilli, loro non si comporteranno da "vecchi" nè tantomeno questo sarà il loro modo di percepire o vivere la vita. I Boomer mantengono ancora la stessa forma mentis che li ha contraddistinti sin dall’inizio: il sentirsi giovani.
Si vedono più giovani di 10-20 anni. Non pensano a loro come persone di una certa età che "pensano giovane", ma come persone giovani con qualche ruga e capello grigio. Cominceranno a vedersi vecchi quando avranno 70 anni.

Fino ad allora, la generazione ribattezzata dagli americani come "ME Generation" sarà indirizzata all'acquisto dal proprio modo di pensare e sentire, dopo tutto non c’e’ investimento migliore e più soddisfacente che quello fatto per sé stessi. Per i marketer, l'implicazione principale è rappresentata dal fatto che i baby boomers vogliono apparire e sentirsi giovani, in salute, vitali e sexy. L'unica loro meta è il vivere il più a lungo possibile, nel modo migliore possibile, provando con tenacia ed anzi raddoppiando gli sforzi nei confronti di tutti gli eventuali ostacoli. I boomer vogliono dimostrare che l'età non è sinonimo di debolezza e con il loro stile di vita elevato ci stanno riuscendo.

La maggior parte dei Boomer possiede una casa di proprietà, ha estinto o sta per estinguere il mutuo relativo alla prima casa, di conseguenza hanno risorse sufficienti per ristrutturarla, ingrandirla o comprarne una nuova. Una previsione dell’American Demographics sottolinea come i baby boomer americani acquisteranno un milione di abitazioni ad uso di seconda casa entro il 2010. Questo significa che questa fascia socio-demografica rappresenterà una grossa fetta nel segmento dei big spender nel corso dei prossimi anni.

Inoltre da sempre i baby boomer hanno dedicato molto tempo a sé stessi (tanto da poter essere considerata come una loro peculiarità) e certo quest’abitudine è ben lontana dal cambiamento, tanto che sono alla continua ricerca di tutto ciò che è empiricamente sinonimo del godersi la vita e di riduzione dello stress, come cene in ristoranti di classe, viaggi costosi, tecnologia, automobili etc…

In fin dei conti hanno soldi da spendere e li vogliono spendere ragione in più per non ignorare questo target!

E-commerce: 10 regole per l'ultima ora

E-commerce1 - Spedizioni ad altri indirizzi.

I regali si fanno anche a persone lontane, e il Web dovrebbe annullare il problema della distanza. Si faccia in modo di prevedere la spedizione a terze persone, con tanto di servizio per creare e personalizzare il pacchetto regalo (carta, biglietto auguri ecc). Inoltre, si chiarisca sempre con il proprio corriere di fiducia che è indispensabile il rispetto dei tempi di consegna (da segnalare in bell'evidenza nella procedura d'acquisto). Si preveda anche una funzione di tracking del pacco legata all'account che ha effettuato l'acquisto.


2 - Sezione idee regalo.

Oltre alle normali categorie di prodotto, è bene organizzare una sezione di "idee regalo" con gli articoli più originali e di punta. A questa sezione deve essere presente un richiamo in home page, mentre sarà bene organizzare dei contatori per la merce in magazzino, in modo da informare gli utenti su quanti prodotti siano ancora disponibili. In alternativa al contatore, si dovrà tenere aggiornata la pagina quotidianamente in modo da evitare tentativi di acquisto ai quali non si potrà far fronte nell'immediato per la carenza delle scorte.


3 - Wishes list.

Si dia la possibilità agli utenti registrati di creare delle proprie liste regalo, con una funzionalità di invio in e-mail della lista agli amici e ai parenti.


4 - Trova il regalo giusto.

Si crei un semplice questionario per aiutare l'utente a scegliere il regalo giusto. Partendo da domande generiche ("Che tipo di persona è quella a cui vuoi fare il regalo?") si indichino risposte multiple capaci di indirizzare nella scelta (per esempio: "speciale", "originale", "metodica" ecc.). Il questionario non deve essere troppo lungo (massimo cinque passaggi) e deve condurre a risultati semplici, disponibili e comunque ben descritti.


5 - I buoni regalo.

Per ovviare alla difficoltà di scelta si creino dei buoni regalo: l'utente può decidere di regalare 25, 50 o 100 euro da spendere come meglio si desidera in prodotti presenti sul sito. Per essere efficaci, i buoni regali devono prevedere una procedura semplice di accesso e registrazione sia per la persona che regala il buono sia per la persona che poi usufruirà del buono. I buoni devono poter avere un tempo di godimento ampio (minimo fino al mese di marzo), in modo da dare all'utente la massima possibilità di scelta.


6 - Ripensamento e cambio merce.

In realtà, questa è una caratteristica che dovrebbe sempre essere presente. Nel periodo natalizio, però, è bene rimarcarla ulteriormente e con chiarezza: bisogna specificare i tempi di ripensamento e le opzioni per il cambio della merce. I regali sono sempre un terreno minato, sul quale il cliente deve avere la possibilità di effettuare un cambio (cosa garantita dalle norme), magari con agevolazioni ulteriori ed estensioni dei periodi previsti per legge.


7 - Registrazioni semplificate.

Spesso le procedure di registrazione per acquistare sono lunghe e ricche di dettagli. Si preveda, almeno in questa fase (ma sarebbe bene rivedere la procedura in generale), la possibilità di una registrazione semplificata, con pochi passaggi e con la richiesta di pochi dati sensibili. Di fronte al passaggio 1 di 5 della registrazione, con una schermata verticale infinita, l'utente probabilmente lascerà. In questo periodo, la velocità è ancora più importante del solito. Se queste registrazioni sono contrarie alle politiche di profilazione cliente e marketing in atto all'interno dell'azienda (forse bisognerebbe rivederle), si pensi piuttosto a un account temporaneo, dalla durata di uno o due mesi, con possibilità successiva di integrare i dati per la registrazione finale.


8 - Customer care efficace.

Risposte veloci, cordiali ed efficienti: dovrebbero essere la norma, ma in questo periodo è indispensabile prevedere risposte in tempo reale (al telefono) oppure nel giro di 24, 48 ore (per e-mail). Cercate di fornire quante più informazioni direttamente sulle pagine online. La chiarezza è vincente, in questi frangenti.


9 - Raccolta punti e buoni acquisto.

Se il Natale ha le potenzialità per un incremento notevole dei contatti e delle vendite, non bisogna dimenticare che il pubblico natalizio potrebbe essere temporaneo e volatile. Per questo si può pensare di fidelizzarlo attraverso raccolte punti e buoni acquisto (sconti in proporzione alla spesa) da spendere sul sito nel corso dell'anno successivo.


10 - Regali last minute.

Se ne avete la possibilità organizzate per gli ultimissimi giorni (dal 20 dicembre in poi) una sezione speciale di "regali last minute". Potrete farvi rientrare tutti i beni immateriali, ma anche prevedere una speciale funzione di ricerca geografica, andando a garantire la consegna in 24 ore (tramite pony express se il corriere non ve la garantisce) per le persone che abitano nella città dove ha sede il magazzino oppure addirittura prevedendo il ritiro diretto presso il magazzino da parte dell'acquirente (fissate degli orari specifici). [fonte Shinynews]

Natale alle porte: strategie last minute

Ultimi giorni utili per allestire campagne natalizie di e-commerce efficaci. Gli acquisti delle feste sono un'occasione da non perdere, anche perché previste in grande crescita.

Secondo TradeDoubler non ci sono dubbi: il Natale 2005 sarà una manna anche per l'e-commerce. In Europa, le vendite online sono previste in crescita del 20% circa rispetto allo scorso anno. Ben il 56% dei consumatori probabilmente effettuerà un acquisto su quattro su siti Internet. La spesa complessiva dei consumatori dovrebbe restare inalterata, e quindi una maggior quota sarà destinata all'online.


In Italia
Nel nostro Paese, il 77% degli acquirenti online si rivolgerà ad articoli inusuali e originali. Di tutti i navigatori che compreranno, il 59% sarà donna, e questo significa una maggior propensione a spendere. Ben il 41% dei consumatori totali, infatti, spenderà online una quota tra il 25 e il 100% del proprio budget per i regali. Questi dati trovano un'ulteriore conferma in una ricerca condotta da One To One Research, secondo la quale il 62% del campione comprerà almeno un terzo dei propri regali natalizi su Internet. Grande importanza, poi, avrà l'infocommerce, con l'80% dei consumatori che si rivolgeranno al Web per raccogliere informazioni e dettagli sui doni da fare.


Un'occasione imperdibile
Fin dal lontano 1999, il Natale ha rappresentato per l'e-commerce nel mondo una cartina di tornasole dell'andamento degli affari. E il trend è sempre stato in crescita, negli anni passati anche in maniera impetuosa. Per questo tutti i negozianti online non devono perdere l'occasione. Tradizionalmente, il momento più propizio per le vendite online è quello delle due settimane centrali di dicembre: approssimativamente, dall'8 al 20 dicembre. Oltre questa data, gli acquisti tendono a limitarsi per il pericolo delle consegne postali, fattore particolarmente rilevante in Italia. I siti di e-commerce hanno quindi pochi giorni ancora per mettere a punto una strategia in grado di aumentare le vendite.


La strategia corretta
Quello che si fa nel resto dell'anno è sempre il punto di riferimento e partenza per ogni attività speciale. Le festività natalizie, però, sono un momento particolare e per questo sarà opportuno prevedere dei cambiamenti rispetto alla strategia di presenza e vendita online del resto dell'anno. Se il proprio sito funziona a dovere, sarà sufficiente qualche piccolo accorgimento per migliorarne la visibilità e l'impatto. Se le proprie pagine non sono performanti, una piccola rivoluzione del sito per il Natale può essere il via a una campagna di rivisitazione complessiva del canale di vendita Internet.


Visibilità
Il primo elemento da valutare è la propria visibilità. Le statistiche degli accessi al proprio sito sono fondamentali in questa fase e vanno seguite con attenzione: capire se le visite sono in aumento, stazionarie o in calo, può darci una prima indicazione sul fatto che i clienti ci abbiano messo nel mirino per i loro regali o, al contrario, siano distratti in questo periodo da altre idee, e quindi se ne stiano alla larga. Allo stesso modo, fondamentale è capire la provenienza e le parole-chiave utilizzate per arrivare a noi dai motori di ricerca, in modo da potenziare le aree di criticità. In particolare, diventa fondamentale il page rank: si rivedano struttura delle pagine e metatag in modo da favorire gli utenti alla ricerca di regali. Oltre ai propri prodotti, le parole chiave da utilizzare saranno "regali", "idee regalo", "natale", "feste", "originale", e altri termini simili.


Comunicazione
A supporto della propria visibilità, in questo periodo si possono prevedere anche campagne di marketing mirate. Per la pubblicità online con banner e interstitial è forse un po' tardi. Rimangono validi però i sistemi di link sponsorizzati e adword dei motori di ricerca. Inoltre, si può pensare a una campagna di e-mail marketing speciale, fuori dalla normale cadenza delle proprie newsletter. Si ricordi a questo proposito che i giorni più produttivi della settimana sono quelli centrali, da martedì a giovedì, anche se sotto le feste le abitudini tendono a saltare. Infine, si può anche scegliere una veste grafica accattivante e speciale per il Natale, in modo da far capire al primo impatto al visitatore che si è organizzato qualcosa di particolare per i propri clienti. [fonte Shinynews]

Un decimo della popolazione mondiale acquista online

Più di 627 milioni di persone hanno acquistato on line, secondo uno studio rilasciato da ACNielsen, azienda leader mondiale nelle informazioni di marketing. Più di 212 milioni di shopper hanno indicato i libri negli ultimi 3 articoli acquistati on line.

Inoltre:

  • oltre 135 milioni di persone hanno acquistato DVD e/o videogames;
  • quasi 135 milioni hanno fatto prenotazioni aeree;
  • oltre 128 milioni hanno acquistato articoli di abbigliamento/accessori/scarpe;
  • oltre 112 milioni hanno pagato per scaricare musica e/o CD;
  • oltre 106 milioni hanno acquistato strumenti elettronici (incluse macchine fotografiche, Tv, ecc.);
  • quasi 98 milioni hanno acquistato hardware per il computer
  • oltre 86 milioni di consumatori hanno fatto viaggi/prenotazioni di hotel.

Si tratta di informazioni che emergono dalla ACNielsen On line Consumer Opinion Survey, la più vasta ricerca nel suo genere, condotta due volte l’anno in 38 paesi di Europa, Asia Pacifico, Nord America, America Latina e Sud Africa (vedi tavola 1.). Nello studio è stato chiesto agli utilizzatori di internet la loro esperienza di shopping on line incluso quando hanno effettuato l’ultimo acquisto , che articoli hanno comperato (tavola 2 per la lista degli articoli inclusi), il metodo o i metodi di pagamento utilizzati e il metodo di pagamento preferito.
Non sorprende che l’Europa e il Nord America mostrino la maggior incidenza di shopping on line con Germania, Austria e UK in cima alla lista con circa il 95% degli utilizzatori di internet che acquistano on line.
Asia Pacifico, Sud Corea e Taiwan si posizionano invece agli ultimi posti nella classifica.

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A livello globale gli articoli più acquistati in internet sono i libri (34%) seguiti da video/DVD/giochi (22%), biglietti e prenotazioni aeree (21%) e abbigliamento/accessori/scarpe (20%).

Ciò che la gente acquista varia molto da mercato a mercato. I libri sono in cima alla lista degli acquisti on line in Cina (56%) e in Sud Corea (50%).
In mercati quali la Malesia, la Nuova Zelanda, Singapore e l’Australia invece è pratica molto diffusa l’acquisto di biglietti aerei on line. In Giappone i prodotti di Largo Consumo sono al secondo posto con il 26% subito dopo i libri (30%).
Oltre la metà dei 29.4 milioni di shopper on line in Sud Corea hanno acquistato abbigliamento/accessori/scarpe. I sud coreani sono inoltre più inclini all’acquisto di cosmetici e integratori con una percentuale del 34%, tre volte più alta della media mondiale (10%).

In Europa le prenotazioni e i biglietti aerei sono gli acquisti più diffusi in paesi quali Irlanda (58%), Norvegia (45%), Finlandia (31%) e Spagna (26%). Le prenotazioni di hotel e tour sono normalmente acquistati on line in Finlandia (30%) e in Spagna (27%).
Abbigliamento/Accessori/Scarpe sono al 1^ e al 2^ posto tra gli articoli acquistati più spesso on line in Francia (32%) Germania (30%) Svezia (27%) Paesi Bassi (26%) e Belgio (25%).
Negli UK i video/DVD/giochi generano il mercato on line più grande (34%) seguiti dai libri (30%).
In America Latina vanno per la maggiore le attrezzature elettroniche (30%) e i libri (31%).


Le Carte di Credito sono il metodo di pagamento on line più diffuso
A livello mondiale, per la maggior parte di questi acquisti on line il metodo di pagamento più diffuso è la carta di credito (59%) o il trasferimento di denaro (23%). Il pagamento alla consegna è il 2^ metodo più usato in alcuni mercati europei quali il Portogallo (35%), la Grecia (31%), la Spagna (29%) e l’Italia (28%), mentre quasi la metà degli acqusiti on line nel Regno Unito sono effettuati utlizzando carte di debito.
Il pagamento alla consegna è molto popolare in alcuni mercati dell’Asia Pacifico, anche in questo caso secondo alle carte di credito : in India (29%) e Giappone (25%). In Cina invece la carta di credito è solo al terzo posto (26%).
In Nord America mentre la carta di credito è ancora il metodo di pagamento più usato (69%) il PayPal (sistema di pagamento on line del gruppo EBay) si attesta in seconda posizione (29%) mentre la carta di debito, principalmente guidata dal mercato USA si attesta al terzo posto (22%). Sebbene la carta di credito è stata largamente utilizzata in America Latina il PayPal è molto utilizzato in Brasile, dopo la carta di credito.
Quasi 6 su 10 rispondenti dichiarano che Visa è la carta di pagamento che utilizzano di più mentre circa un quarto dichiara di utilizzare MasterCard. Visa si posiziona più alta in quasi tutte le regioni ad eccezione del Sud Africa dove oltre metà dei consumatori utilizzano MasterCard per i loro acquisti on line e circa quattro su 10 utilizzano Visa.
In Asia Pacifico, Visa è il metodo di pagamento on line più utilizzato ad eccezione della Cina dove il brand locale China Union Pay è utilizzato da oltre la metà dei rispondenti e solo il 29% utilizza Visa. In Giappone e Corea nello stesso tempo MasterCard è al terzo posto dopo JCB in Giappone e BC in Sud Corea. In Malesia gli shopper on line sono equamente divisi a metà tra Visa (49%) e MasterCard (46%) nei loro pagamenti on line.
Per quanto riguarda l’Europa, Visa con il 37% è seconda a MasterCard (50%) nei Paesi Bassi mentre entrambe le carte sono utilizzate in mercati quali Austria (Visa 44% e MasterCard 46%) e Svizzera (Visa 49% e MasterCard 43%).
American Express genera la più alta incidenza in Messico con il 14% dei consumatori on line che dichiarano di averla utilizzata di più per i propri acquisti on line. Registra inoltre un’incidenza che va dal 6% all’8% in mercati quali Australia, Italia, US, Canada, Germania, Paesi Bassi e Singapore. [Fonte ACNielsen]

tavola 1

tavola 2