Contenuti a pagamento
La lunga fase di trasformazione di Internet si concretizza in una domanda chiave per il futuro della Rete: gli utenti sono disposti a pagare per i contenuti?
Dalla prima Internet volontaria e gratuita alla crescita sostenuta da motivazioni finanziarie e nebulosi progetti, dallo scoppio della bolla alla maturità dei servizi a pagamento. Per capire se veramente la Rete è entrata a pieno titolo in una nuova fase di sviluppo e crescita, l’interrogativo principale riguarda la sua capacità di veicolare, insieme ai servizi e ai contenuti, anche gli investimenti e i ritorni. Capire se gli utenti sono disposti a pagare per quello che trovano in Rete è lo snodo fondamentale per il futuro di Internet.
Le famiglie e i contenuti
Il rapporto 2005 dell’Osservatorio AIE, Associazione Italiana Editori, è stato condotto dalla società di ricerca ISPO ed ha un significativo titolo: “Le famiglie italiane e i contenuti digitali: modalità di accesso e di consumo”. Il quadro che emerge da questa ricerca indica chiaramente che la mentalità degli utenti Web è cambiata: l’idea di accedere a contenuti a pagamento è ormai radicata, il consumo di contenuti digitali non va a scapito degli strumenti tradizionali, come i libri, l’argomento di maggior richiamo per i navigatori restano le notizie, d’approfondimento o sotto forma di corsi, news veloci o articoli specialistici.
Crescita WebLa premessa al nucleo centrale della ricerca, condotta su un campione di 4.336 persone rappresentative della popolazione italiana, è la crescita costante dell’uso di Internet in Italia. La penetrazione della Rete nella popolazione si attesta al 46%, circa 23 milioni. Lo scorso anno si attestava al 43%, con una continua crescita anche in questi ultimi anni. Tra chi possiede un Pc, l’83% è un navigatore. Il primo dato significativo quindi riguarda non tanto le ulteriori possibilità di espansione di Internet in sé, ma della crescita della cultura informatica nel suo insieme. Circa il 45% degli italiani ancora non utilizza un personal computer. La base su cui lavorare per il futuro è rappresentata da questa metà degli italiani, ancora fuori dalla società dell’informazione. Tra i navigatori, la maggioranza assoluta è catalogata come “forti utilizzatori”, ossia persone che hanno notevole dimestichezza con le tecnologie e con Internet. La prima nota importante è che tra questo gruppo è molto forte anche la lettura di libri e quotidiani (il 61% dei forti utilizzatori legge libri con regolarità, il 57% legge quotidiani). Il web quindi non sostituisce, ma si affianca ai media e agli strumenti tradizionali per la ricerca di notizie e approfondimenti.
Pagare, perché no?
L’elemento di maggior interesse della ricerca, tuttavia, riguarda la propensione al pagamento dei contenuti. Il campione intervistato, infatti, non ha sollevato dubbi rispetto all’opportunità di pagare i contenuti da fruire in Rete. Ma per quale tipo di contenuti sarebbero disposti a pagare gli utenti? Prima di tutto per lo studio e la professione: i corsi di formazione (il 67% del campione pagherebbe) e materiali a vario titolo utili per la propria attività (45% del campione) riscuotono grande comprensione. Sullo stesso livello sono da porre le informazioni specialistiche (55%) e la ricezione di attività di consulenza (48%) evidenti compendi alle due categorie di cui sopra. La fruizione di musica a pagamento è normale per il 41% del campione. Anche solo la lettura di giornali e riviste online, però, riscuote un significativo 29%, che equivale a un pubblico potenziale di oltre 3 milioni e mezzo di italiani. Rispetto alla sicurezza delle transazioni, i dubbi sono pochi: pur con notevoli sfumature, la fiducia nella sicurezza del mezzo è appurata. Per quanto riguarda il metodo di pagamento, invece, l’abbonamento sembra il preferito.
Modalità di fruizione
L’ultimo elemento degno di nota riguarda invece la modalità d’approccio alle informazioni online. La parte più numerosa (il 37%) può essere catalogato come “mordi e fuggi”. Sono curiosi che utilizzano Internet senza uno scopo preciso, cercando di tutto un po’. Senza particolari esigenze d’archiviazione delle informazioni raccolte, si muovono un po’ per curiosità e un po’ per esigenze professionali o di studio. C’è quindi un corposo gruppo (24%) rappresentativo di persone non molto giovani (comunque sotto i 50 anni) che usano Internet a pillole, senza fidarsi eccessivamente delle nuove tecnologie. Per questo stesso motivo, sono i meno propensi a compiere transazioni online. Il gruppo più interessante è rappresentato invece dal 22% del campione: un blocco di persone che usa Internet per quello che serve e che mantiene il materiale fino a quando serve. Sono soprattutto i più giovani, tra i 14 e i 17 anni, hanno molta confidenza con le tecnologie, sono disposti a pagare. Usano il Web soprattutto per le proprie attività di studio o professionali. Infine, l’ultimo gruppo (17%) è composto dagli ultimi arrivati, per forza di cose molto prudenti e con poca propensione agli scatti in avanti. Sono disposti a pagare, ma soltanto per arrivare a corsi di formazione o informazioni specialistiche. [fonte Shinynews]