14 ottobre 2005

Baby Boomers: ovvero marketing post-moderno

baby boomers marketingI politicanti ed i benpensanti di fine anni ’60, guardando l’innumerevole e multiforme folla di ragazzi presenti a Woodstock per quello che sarebbe divenuto il più popolare free concert della storia, pensava che quell’assembramento di giovani “sballati” erano il fallimento di quella società in pieno boom economico.

Uomini, donne, bambini per cinque giorni avrebbero vissuto in una bolla atemporale, in un non-luogo, dove le usuali leggi della società civile non sarebbero esistite e le uniche regole erano dettate dalla grande madre terra, con l’alternarsi di pioggia, sole, vento e caldo asfissiante.

Sesso, droga e rock ‘n roll, questi gli unici fondamenti comuni a quel microcosmo di giovani. Nessun pensiero al futuro, al lavoro, alla programmazione. La vita era tutta nel momento stesso. Già il domani era troppo lontano. Peace and love l’unica politica condivisa, senza differenza di schieramenti. In quegli anni che vedevano gli stessi giovani presenti in quell’afosa spianata, marciare e lottare per le nuove conquiste della società civile: l’aborto, il femminismo, l’avversione alla guerra.

“Falliti” così i loro padri li etichettarono.

A distanza di quarant’anni quei giovani sono cresciuti ed a dispetto dei ben-pensanti (che alla luce dei fatti si potrebbero definire mal-pensanti) sono divenuti la classe dirigente della società attuale.
I capelli si sono notevolmente accorciati, la barba ed i baffi hanno lasciato il posto ad una rasatura impeccabile ed i vestiti stracciati di quei giorni al concerto sono divenuti dei completi blu con cravatta coordinata. Solo negli stati uniti sono 78 milioni, in Italia, stime alla mano, sono 15 milioni. Pronti a spendere in tutto ciò che è considerato migliore. Hanno soppiantato il vecchio modo di lavorare, ne hanno inventato uno completamente nuovo proiettato al guadagno ed al prestigio personale.

Sono manager d’azienda, uomini di marketing, dirigenti, imprenditori. Lavorano dodici ore al giorno per potersi poi permettere l’auto di lusso, da mostrare agli amici durante i “week-end”, comprano barche per l’estate e chalè in montagna per l’inverno. Sono informatissimi sul mondo finanziario avendo soldi investiti su più mercati azionari. Sono i figli del boom economico e vogliono tutto il meglio possibile. Sono definiti baby boomers; mantengono la forma mentis del sentirsi giovani. Si vedranno vecchi quando avranno 70 anni, quindi per il momento ancora spendono.

Sono la gallina dalle uova d’oro per i marketers: perché questi “giovani-vecchi” in giacca e cravatta vogliono sentirsi ancora giovani, in salute, vitali e sexy, e per far questo sono pronti a dilapidare qualsiasi guadagno accumulato.
Vogliono viaggiare in prima classe, pernottare negli alberghi esclusivi, mangiare in ristoranti a la page. Per gli esperti di marketing approcciare questo target richiede nuove strategie diverse da quelle adottate per le generazioni di over 50 che li hanno preceduti, in quanto i baby boomers pensano, vivono, sentono ed agiscono in modo del tutto diverso.
A differenza degli altri, sono l’unico segmento sociale con portafogli ricolmi di soldi e con la pulsione di spenderli.

L’unica loro meta è il vivere il più a lungo possibile, nel modo migliore possibile, provando con tenacia ed anzi raddoppiando gli sforzi nei confronti di tutti i possibili ostacoli.
Sono i figli di quel concerto nella campagna del New Jersey, ma anche figli delle conquiste sociali, della guerra fredda e del boom economico.
Sono i baby boomers. La nuova, dorata faccia, della nostra società.
Ma la questione è un’altra; chi glielo dice ora ai loro padri?

di Andrea Signori